Gli occhi di Mary Bell mi hanno sempre fatto riflettere.
In questa foto sembrano vuoti, privi di espressione. Sono profondi, senza fine, come se nascondessero un abisso senza fondo.
Uno sguardo enigmatico, che nasconde qualcosa di oscuro, forse la sua vera natura.
Mary Flora Bell è nata a Newcastle Upon Tyne, in Inghilterra, il 26 maggio 1957.
La sua è una famiglia complicata, una di quelle che forse non rappresenta l’ambiente migliore per la crescita di un bambino.

Sua madre, Betty, fa la prostituta. Il padre è sconosciuto.
Poco dopo la sua nascita, Betty si sposa con un uomo che crede possa dare un futuro a lei e alla sua piccola, Billy Bell, che le dà il suo cognome.
Billy non è un santo, ha precedenti penali per furto e ricettazione. Cerca di fare il genitore.
Anche il luogo in cui vive non è dei più facili.
Newcastle Upon Tyne è una cittadina violenta, in cui la criminalità prolifera senza grossi sforzi.
Mary non si tira indietro. Fin da piccola mostra un carattere forte, deciso, aggressivo coi compagni di scuola e con chi la contraddice. Ben presto il suo curriculum si amplia con una serie di piccoli atti vandalici, che crescono con lei.
25 maggio 1968.
Mary sta per compiere 11 anni.
Con una sua amica, Norma Jean, fanno un giro per Newcastle. Non sanno cosa fare. Decidono di prendere il figlio dei vicini, Martin Brown, di soli 4 anni, che gioca da solo davanti a casa. Gli offrono delle caramelle.
Lui si fida, conosce Mary, è la sua vicina.
Le segue senza opporre resistenza fino ad una casa abbandonata, poco lontano.
Una volta entrati, Mary lo strangola.
Il bambino cerca di resistere, lotta per la sua vita, piange, prova ad urlare, ma Mary è sopra di lui, è più forte.
In pochi istanti tutto finisce.
Mary lo guarda con i suoi occhi vuoti. Sorride.
Norma Jean assiste, forse l’aiuta, la certezza sul suo coinvolgimento non sarà confermata durante il processo.
Martin non rientra a casa. I genitori sono molto spaventati, ha 4 anni, non si è mai allontanato da solo. Chiamano la polizia e iniziano le ricerche.
Il giorno dopo il corpo senza vita del bambino viene ritrovato dove Mary e Norma Jean lo hanno lasciato.
Le indagini forse sono troppo frettolose, forse superficiali; il caso viene archiviato come incidente perché sul corpo di Martin mancano dei segni evidenti di aggressione.
Passano 3 settimane.

La scuola materna frequentata dal piccolo è oggetto di gravi atti di vandalismo. Le aule sono messe sottosopra, le sedie vengono distrutte, mentre sui muri compaiono delle scritte inquietanti in cui si dice che il bambino è stato assassinato.
Verità o fantasia di un folle che vuole seminare il panico?
La polizia indaga, ma non emerge nulla. Caso archiviato anche questa volta.
31 luglio.
Mary e Norma Jean decidono di colpire ancora. Nessuno le ha scoperte, nessuno le sospetta, hanno 11 anni.
Scelgono un altro bambino, Brian Howe.
Brian ha 3 anni, anche lui gioca davanti a casa. Quando le due ragazzine gli si avvicinano, Brian non si sente minacciato. Gli offrono delle caramelle, ma per averle deve andare con loro.
Le segue. Arrivati in un luogo appartato, in un campo, Mary lo strangola. Pochi istanti e anche quel bambino piagnucoloso smette di lottare.
Ma non è finita. Mary ha un paio di forbici.
Le prende, alza la maglietta di Brian e gli incide sul petto la lettera M. Gli taglia i capelli, gli asporta i genitali.
Mary sorride.
E Norma Jean? Norma Jean assiste, forse l’aiuta, la certezza sul suo coinvolgimento, anche questa volta, non sarà accertata durante il processo.

Il genitori si accorgono della sua scomparsa quasi subito, ma è troppo tardi.
Partono le ricerche e dopo poche ore il cadavere di Brian viene ritrovato.
La polizia questa volta non può archiviare il caso come incidente. Si pensa ad un maniaco, ad un pedofilo, forse un serial killer che in poche settimane ha ucciso 2 bambini.
Partono le indagini.
Tutti i bambini e i ragazzini della zona vengono interrogati, per scoprire se qualcuno li ha avvicinati cercando di capirli.
Anche Mary e Norma Jean vengono ascoltate. Le loro dichiarazioni destano non pochi sospetti. Qualcosa nelle loro parole non quadra, qualcosa si nasconde negli occhi di Mary.
Messa alle strette, Mary Flora Bell confessa.
Viene arrestata in agosto, insieme alla sua amica.
Mary racconta di avere ucciso sia Martin che Brian. Ha 11 anni e la freddezza di uno spietato assassino.
Il processo porta ad una condanna esemplare.
Il 17 dicembre 1968 Mary Bell viene condannata all’ergastolo. È giudicata come un adulto, la giuria vede in lei una assassina lucida e calcolatrice.
Norma Jean viene assolta, perché ritenuta spettatrice non attiva negli omicidi.
Nel 1980, dopo soli 12 anni, le porte del carcere per Mary Bell si aprono.
Durante la detenzione viene sottoposta a diverse cure psichiatriche.
Chi segue il suo percorso la dichiarata guarita.
Nel 1984 diventa madre. Vive con la sua bambina nell’anonimato, fino al giorno in cui un reporter scopre la sua identità.
Costrette a fuggire, spariscono fino al 2003, anno in cui Mary Bell, ottiene dal tribunale l’estensione dell’anonimato, per lei e la figlia, per tutta la vita.
La legge le ha protette, giustamente, ingiustamente, non sta a me dirlo.
I suoi occhi per me restano impressionanti, come impressionante è ciò che ha fatto a soli 11 anni.
Quello che mi domando è.… sarà davvero guarita?