Il Concilio di Trento con il decreto De invocatione, veneratione, et reliquiis sanctorum et sacris imaginibus definì la posizione della Chiesa riguardo alle iconografie devozionali. Tra gli scopi di questo decreto vi era il voler evitare immagini di natura sensuale o percepite come tali dalla morale dell’epoca.
La Riforma cattolica tridentina annoverò tra queste immagini sconvenienti, che si riteneva potessero fuorviare il fedele, le rappresentazioni di Maria a seno scoperto poiché accusate di distogliere i fedeli dalla preghiera.
La Riforma cattolica tridentina annoverò tra queste immagini sconvenienti, che si riteneva potessero fuorviare il fedele, le rappresentazioni di Maria a seno scoperto poiché accusate di distogliere i fedeli dalla preghiera.
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Santuario di Re – Verbania (Piemonte) |
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San Gimignano, chiesa dedicata a Sant’Agostino – Siena (Toscana) |
Fu demandato ai vescovi il compito di valutare le varie rappresentazioni e di decidere se queste dovessero essere ritoccate, oppure rimosse.
Nella diocesi di Milano fu in particolare Carlo Borromeo a trovare sconvenienti tali immagini molto diffuse in Brianza, facendo provvedere in molti casi a coprirle con ritocchi. La Madonna del Latte, o galactotrofusa, ed in latino Madonna lactans o virgo lactans, è icononografia cristiana ricorrente in arte. Nelle rappresentazioni può essere accompagnata dall’espressione monstra te esse matrem. La Madonna è rappresentata con il seno scoperto, colta nel momento dell’allattamento o in procinto di farlo.
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Pistoia, Basilica dell’Umiltà (Toscana) |
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Sesto Calende, Abbazia dedicata a San Donato – Varese (Lombardia) |
Esistono icone nelle quali la Madonna è sempre a seno scoperto ma non allatta: è immortalata mentre un getto di latte scende dal seno nella bocca di Gesù oppure di un santo. Famosa è l’iconografia denominata Lactatio Bernardi, in riferimento al miracolo accaduto a San Bernardo da Chiaravalle.
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Premia, oratorio dedicato a San Bernardo – Verbania (Piemonte) |
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Paruzzaro, chiesa dedicata a San Marcello – Novara (Piemonte) |
Le rappresentazioni della Madonna del latte giungono da lontano. Le prime testimonianze risalgono all’antico Egitto, epoca nella quale erano diffuse le immagini della Dea Iside intenta ad allattare Horus. Il culto di Iside si intreccerà con il Cristianesimo.
Molte statue della dea Iside furono venerate come Madonne originali (tratto da Cesare Capone, Simboli e Madonna del latte. Articolo apparso sulla rivista Medioevo nel dicembre del 2009). Sempre in Egitto ritroviamo le prime testimonianze cristiane, ufficiali, dal VI secolo.
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Bolzano Novarese, chiesa dedicata a San Martino – Novara (Piemonte) |
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Massino Visconti, chiesa dedicata all’arcangelo Michele – Novara (Piemonte) |
Dall’Egitto l’iconografia si spostò nel mondo delle chiese orientali assumendo il nome, greco, di Galaktotrophousa. In Occidente iniziò ad apparire all’inizio del Trecento.
Nell’Europa occidentale con il culto si diffuse inoltre l’uso di custodire nelle chiese come reliquie ampolle contenenti il latte della Madonna (il Sacro Latte), cui si attribuivano gli effetti miracolosi di restituire il latte alle puerpere che lo avessero perso.
Fabio Casalini