12 luglio 1943.
Ore 7.48.
Agrigento si sta ancora svegliando quando sulla città arrivano 24 bimotori B-26 “Marauder” del 319° Gruppo dell’U.S.A.A.F., Unite States Army Air Forces.
Sono decollati dalla Tunisia.
Il rombo assordante dei motori precede di pochi istanti la devastazione.
Sulla città vengono sganciate un numero imprecisato di ordigni che seminano morte e distruzione. I probabili obiettivi dell’incursione sono la caserma Crispi e la stazione centrale.
Dopo qualche minuto se ne vanno.
Ore 9.55.
La polvere delle macerie è ancora nell’aria quando sulla città arrivano 12 P-38 del 14° Gruppo da Caccia dell’Aviazione Inglese.
Un’altra pioggia di bombe colpisce Agrigento.
300 sono le vittime, molte delle quali rimaste intrappolate nei rifugi antiaerei.
Gli obiettivi vengono mancati.
Le esplosioni si concentrano principalmente in viale della Vittoria, in via Porcello, in Piazza Ravanusella, in via Pirandello e piazza San Francesco.
Ad essere colpita è la gente comune.
Per le strade, nelle campagne, i sopravvissuti cercano un riparo, fuggono perché quello che accadrà domani non si sa.
Questo evento, come molti altri che hanno colpito durante la Seconda Guerra Mondiale la popolazione civile, costituisce una pagina molto dolorosa della storia del nostro paese, spesso dimenticata.
Resta ancora vivo il ricordo di chi quei giorni li ha vissuti e può testimoniarli.
