Aida Tiso, “PARTIGIANO COMBATTENTE”

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Nata a Venezia nel 1922... Fu una delle poche donne del Veneto che ricevette la qualifica di "partigiano Combattente" dal Ministero della Difesa

Aida Tiso era nata a Venezia nel 1922. Fu una delle poche donne del Veneto che ricevette la qualifica di “partigiano Combattente” dal Ministero della Difesa. Aida aderì alla Resistenza dopo l’armistizio del settembre del 1943.
Si rese immediatamente utile per aiutare i soldati italiani caricati sui treni diretti verso la Germania. Insieme ad alcune amiche, portava loro tutto ciò che riusciva a trovare: viveri, indumenti, generi di primo conforto.
Suo marito, Carlo Oliviero, era medico. Venne catturato dai tedeschi per essere deportato in Germania. Fortunatamente riuscì a fuggire e insieme ad Aida decisero di trasferirsi a Santa Giustina Bellunese per continuare la loro attività.
La loro casa divenne ben presto punto di riferimento per i Partigiani della zona. Nell’autunno del ’44 una staffetta loto amica li avvertì che un delatore aveva segnalato la loro casa come “covo di Partigiani”. Per sfuggire alla cattura furono costretti a tornare a Venezia.
Dopo qualche tempo il CLN, visto il coraggio dimostrato e la sua intraprendenza, le chiese di organizzare i “Gruppi di difesa delle donne e di assistenza dei Partigiani”.
Aida rifiutò perché preferiva continuare l’attività clandestina. Ricoprì un ruolo di primaria importanza nella liberazione dei membri del Comando Piazza, i cui membri furono arrestati e imprigionati dalle Brigate Nere nella caserma di San Zaccaria mentre organizzavano l’insurrezione della città.
Fra loro c’era anche suo marito Carlo.
Ad Aida venne chiesto di recarsi alla caserma e di chiedere un colloquio proprio con il marito per riportargli le istruzioni su come cercare di fuggire.
Il piano prevedeva che Carlo ed altri Partigiani si sarebbero fatti ricoverare all’ospedale civile e da lì i loro compagni li avrebbero liberati.
Senza esitare Aida si recò in caserma.
In tasca aveva un falso documento intestato “Governo dell’Italia Libera”.
Lo consegnò ai militari che erano di guardia in ospedale.
Sul documento si ordinava il rilascio di tutti i detenuti politici. I militari obbedirono e l’operazione ebbe successo.
Poco tempo dopo l’Italia fu liberata veramente.
Aida non partecipò alla sfilata con tutti i Partigiani veneti in piazza San Marco il 5 maggio. Era Troppo timida per riuscire ad affrontare tutta quella folla festante.
Dopo la fine della guerra continuò il suo impegno nella politica come militante del PCI. Scrisse nel 1976 un libro intitolato “I comunisti e la questione femminile”.
Morì nel 1999 a Roma dopo aver vissuto una vita piena di soddisfazioni personali.

BIBLIOGRAFIA

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