50 ore su una Lamborghini rubano la vita del piccolo Manuel

Tempo di lettura: 4 minuti

È finita in tragedia l'ultima bravata di un gruppo di YouTuber che ha deciso di mettersi alla guida di un'auto per 50 ore di fila.....

È finita in tragedia l’ultima bravata di un gruppo di YouTuber che ha deciso di mettersi alla guida di un’auto per 50 ore di fila.
E’ finita nel peggiore dei modi perché a perdere la vita è stato un bimbo di 5 anni, Manuel, in auto con la madre e la sorella, scampate per miracolo alla morte.
La notizia è sicuramente sconvolgente, ma quello che secondo me fa più rabbia è la posizione di uno dei ragazzi coinvolti nella challenge che immediatamente ha preso le distanze e se ne è lavato le mani, scrivendo sul suo profilo Istagram:  “Il trauma che sto provando è indescrivibile. Ci tengo solo a dire che io non mi sono mai messo al volante e che sto vicinissimo alla famiglia della vittima.”
Ma in auto c’era anche lui, anche lui ha partecipato a  questa assurda bravata, anche lui l’ha organizzata e ha contribuito a cambiare la vita e il destino di una famiglia.
Nell’incidente, avvenuto il 14 giugno, sono coinvolti quattro ragazzi e una ragazza di età compresa fra i 20 e i 23 anni.
La loro folle corsa si è interrotta a Casal Palocco, nella zona di Roma, quando i 5 si sono schiantati contro una Smart ForFour.
Tutto e successo in pochi istanti, alle 14:45 circa, all’altezza di un incrocio in un tratto di strada in cui in passato si erano già verificati altri episodi molto gravi. La Smart è stata colpita sulla fiancata destra, proprio dove era seduto il bambino che è stato rianimato e trasportato in gravi condizioni all’ospedale Grassi di Ostia e poi al Bambino Gesù di Roma, dove purtroppo non ce l’ha fatta.
La madre, di 29 anni, e la sorellina, di 3, restano in gravi condizioni.
Sembrerebbe che i cinque ragazzi si siano messi alla guida dell’auto affittata alternandosi, con lo scopo di arrivare a 50 ore. Tutta la challenge sarebbe stata caricata su  YouTube e su Tik Tok, con un video che avrebbe dovuto chiamarsi “Vivo 50 ore in Lamborghini Urus”.
Il loro scopo era di rimanere sempre a bordo della vettura noleggiata, procurandosi il cibo con l’asporto e dormendo nei parcheggi. La challenge è iniziata il 13 giugno.
Su TikTok, meno di un’ora prima dell’incidente, è stato pubblicato un video dal titolo “Come si comportano i ragazzini di ora con una macchina di lusso”.
“Sta macchina va più veloce di Saetta McQueen. Che cos’è? Una Lamboboborghini…. mi sembra di cavalcare un drago. Daje, sono il protagonista di Fast and Furious 27.”
E poi un’altra frase… “Ma questo con la Smart che sta facendo? Abbello, la macchina tua costa 300 euro usata al Conad, la mia costa un miliardo. Vale quanto Amazon.”
…. Subito dopo lo schianto….
Non è solo chi preme il grilletto ad essere colpevole, è colpevole anche chi arma la mano che spara.
Accertamenti, indagini, accuse, tutto quello che sarà l’iter giudiziario dovrebbe portare ad un unico epilogo: una giusta condanna e la chiusura di tutte le piattaforme social che questi ragazzi hanno popolato e imbrattato in questi mesi con bravate assurde, istigando altri come loro a compiere le stesse azioni in nome della popolarità e nel miraggio di soldi facili che si possono fare grazie alla stupidità umana.
Ma la vera è giusta condanna per ognuno di loro dovrebbe essere la costane compagnia del RIMORSO per aver stroncato la vita di Manuel, che aveva solo 5 anni.
Sarebbe giusto a questo punto interrogarci,  chiederci dove stiamo andando e cosa stiamo costruendo in questa società che ormai non ha più nulla di umano.
Sarebbe giusto anche interrogarsi sull’esempio che stiamo dando a questi ragazzi che si affacciano alla vita.
Mi vengono giusto in mente  le immagini degli ultimi giorni, dove di sensato ho visto ben poco, dove il rumore e l’apparenza sono stati più forti di qualsiasi sentimento.
Ciao Manuel,  speriamo che il tuo sacrificio possa fare tanto rumore da scuotere qualche coscienza.

BIBLIOGRAFIA

CONDIVIDI

Condividi su facebook
Condividi su twitter
Condividi su linkedin
Condividi su pinterest
Condividi su whatsapp
Condividi su email

COMMENTI

ARTICOLI CORRELATI

Le nostres storie direttamente nella tua mailbox