Enzo Giraldo, il partigiano studente morto in battaglia

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I due giovani si trovarono coinvolti nel combattimento. Cartuccia si appostò e sparò con il proprio mitra Beretta difendendo i compagni durante la fuga....

Enzo Giraldo era nato a Arzergrande, in provincia di Padova nel 1928.
Quando morì nel 1945 era uno studente impegnato nella lotta Partigiana.
La sua famiglia era di modeste origini. Viveva nel quartiere Barca, alla periferia di Torino.
Enzo divenne operativo molto giovane, a soli 15 anni.
Al Barca nacque nel 1921, una sezione del partito comunista.
Fra il 18 e il 21 dicembre di quell’anno gli squadristi attaccarono questa “zona rossa”, uccidendo circa 50 persone. Successivamente, dopo l’occupazione della città, nel quartiere si formò una delle prime bande partigiane, distaccamento “Barca” della 19ª Brigata Garibaldi operante nel basso Monferrato.
Per via della sua giovane età e della sua corporatura esile, Enzo era conosciuto da tutti con il nome di “Cartuccia”.
Nell’estate del 1944 era sul colle di Superga insieme ad altri giovani come lui.
Erano armati con mitra Beretta ottenuti con la tecnica del disarmo, sottratti a tedeschi e fascisti presi di sorpresa.
L’arma che veniva requisita era poi trasferita in un automezzo di sostegno, su un carretto o su un altro mezzo di trasporto, da un compagno o da una ragazza a piedi, o in bicicletta, fornita di una borsa.
Cartuccia era bravo in queste azioni. Ne aveva compiute diverse.
A volte tornava alla sua brigata con altri giovani che volevano diventare partigiani.
Nell’agosto del 1944, Enzo venne sorpreso per strada in un paese dell’Astigiano.
Fu arrestato e rinchiuso in carcere perché si sospettava che facesse parte della Resistenza.
Ma la sua prigionia durò poco: studiò accuratamente un piano di evasione lo mise in pratica, rientrando subito nella sua formazione, con la quale riprese la lotta.
Il 3 marzo 1945, durante un combattimento a San Mauro Torinese, venne ferito gravemente.
Con un braccio rotto e due pallottole in una gamba, fu ricoverato in un ospedale installato a Viale, in provincia di Asti, sotto la direzione dal professor Francesco Rubino.
Non appena fu un grado, si allontanò per raggiungere nuovamente il suo distaccamento. In quei giorni c’era un grosso rastrellamento in corso.
Con lui fuggì anche Aldo Scala, detto Bonaja, un partigiano di 33 anni che lo aveva assistito durante il ricovero.
Il 7 marzo erano vicino a Frinco, nell’astigiano.
Improvvisamente udirono degli spari e lo scoppio di alcune bombe a mano. Erano i Garibaldini che stavano ripiegando da Castell’Alfero.
I due giovani si trovarono coinvolti nel combattimento. Cartuccia si appostò e sparò con il proprio mitra Beretta difendendo i compagni durante la fuga. Nello scontro venne colpito una volta e poi un’altra. Aldo, che era poco distante, corse immediatamente a soccorrerlo mentre Cartuccia gli gridava di mettersi in salvo. Aldo rifiutò e proprio mentre era accanto ad Enzo vennero raggiunti da una raffica di mitra che li colpì in pieno. Li trovarono abbracciati con i volti sfigurati dai proiettili.
Quel giorno finivano i sogni di Cartuccia di completare gli studi una volta terminata la guerra.
La Medaglia d’Oro a Valor Militare gli verrà conferita 20 anni dopo la sua morte.

BIBLIOGRAFIA

https://www.anpi.it/biografia/enzo-giraldo

Fotografia presa dal Web

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