Ruža Petrović, la donna a cui i fascisti cavarono gli occhi

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La colpirono in fronte con il calcio di un fucile. Quando cadde a terra, i fascisti la presero e la legarono ad un albero; uno di loro estrasse un coltello e le cavò entrambi gli occhi.....

Ruža Petrović nacque in un piccolo villaggio dell’Istria vicino a Žminj, il 17 ottobre 1911.
Era la più grande di 8 fratelli.
Prima dell’inizio del conflitto si sposò con un uomo di nome Josip Hrelja. Dalla loro unione nacquero due bimbe, una delle quali morì pochi mesi dopo la nascita.
La seconda guerra stava per cominciare quando suo marito Josip morì tragicamente.
Qualche tempo dopo Ruža si risposò con Vazmoslav Paškvalin Petrović, originario del piccolo villaggio di Sanvincenti.
L’uomo, fin dall’inizio dell’occupazione dell’Istria da parte della Repubblica Sociale Italiana, simpatizzò per i partigiani jugoslavi.
Per questo motivo decise di aiutarli.
Il 22 luglio 1944, 25 fascisti italiani, provenienti da Sanvincenti, fecero irruzione nell’abitazione di Ruža e Vazmoslav, perché sospettavano aiutassero i partigiani.
In casa i soldati trovarono più vestiti e cibo di quello che la loro famiglia avesse bisogno. Per questo motivo Ruža venne arrestata e costretta a trasportare tutti i prodotti che aveva conservati in casa per la guarnigione dell’esercito a Sanvincenti.
Fu torturata.
Nonostante le sevizie subite, la donna non rivelò alcuna informazione sui partigiani, rimanendo fedele a quell’ideale per cui aveva deciso di combattere.
Venne rilasciata il giorno dopo.
Mentre stava ritornando a casa, malconcia e dolorante, un gruppo di fascisti la raggiunse e la fermò.
Ruža venne nuovamente picchiata.
La colpirono in fronte con il calcio di un fucile. Quando cadde a terra, i fascisti la presero e la legarono ad un albero; uno di loro estrasse un coltello e le cavò entrambi gli occhi.
L’abbandonarono così, dolorante e sanguinante, ancora legata ma viva. Venne ritrovata dagli abitanti di un villaggio vicino e portata a Skitača, dove i partigiani avevano il loro quartier generale.
Sottoposta ad un delicato intervento chirurgico nel Policlinico di Pola, Ruža sopravvisse.
Rimase ricoverata 70 giorni in riabilitazione.
Una volta dimessa, Ruža si unì nuovamente al movimento antifascista.
Nonostante la sua condizione aiutò i partigiani come poteva, cucendo camicie e altri indumenti, non lesinando il sostegno morale di cui spesso avevano bisogno.
Dopo la fine della guerra, Ruža fondò l’Associazione dei Ciechi di Pula, dove ricoprì il ruolo di vicepresidente.
Morì il 23 agosto 1958, all’età di 47 anni.
Fu sepolta nel cimitero di Pola.
Un monumento è stato eretto in sua memoria nel luogo in cui i fascisti si presero i suoi occhi.

BIBLIOGRAFIA

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