La vendetta fascista …….

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Gli uomini della RSI non potevano lasciare  impunito quell’affronto e così decisero di vendicarsi. Entrarono a Bieno,  saccheggiando tutto ciò che riuscirono a trovare, e distruggendo anche alcune case....

29 gennaio 1944.
Il sole era sorto da poco quando una squadra di partigiani della formazione “Valdossola”, operante in Valgrande, sorprese una pattuglia delle brigate nere nella zona di Fondotoce, nell’attuale provincia di Verbania.
I ragazzi della “Valdossola” riuscirono a disarmare i fascisti e ad avere la meglio.
Una volta terminata l’operazione, ripresero il loro cammino verso l’abitato di Bieno, frazione di San Bernardino Verbano, a circa 3 km.
In un’osteria del piccolo borgo era fissato per quella mattina, alle 11:00, un appuntamento fra il comandante della “Valdossola”, Dionigi Superti, e Mario Muneghina,  da tutti conosciuto come “capitano Mario”.
Mentre stavano arrivando nei pressi delle prime case, i Partigiani vennero avvisati da una donna che una  pattuglia delle brigate nere si stava avvicinando proprio al luogo del loro appuntamento.
Quella soffiata fu provvidenziale.
I Partigiani riuscirono ad attaccare per primi i fascisti, che vennero colti di sorpresa. Sul campo rimasero 4 morti e 11 feriti, mentre la squadra della “Valdossola” fece perdere le proprie tracce allontanandosi nel bosco.
Gli uomini della RSI non potevano lasciare  impunito quell’affronto e così decisero di vendicarsi. Entrarono a Bieno,  saccheggiando tutto ciò che riuscirono a trovare, e distruggendo anche alcune case.
Ma non era abbastanza, un tributo di sangue doveva essere pagato.
E così, un giovane panettiere, Bruno Bisi, che stava andando al lavoro si trovò a passare in quella zona e venne ucciso da una mitragliata. La stessa sorte toccò a Maria Borgini, una donna di 72 anni che si era affacciata al balcone per richiamare il nipotino e cercare di metterlo in salvo.
La furia fascista non si fermò. Durante la scorribanda cadde ferito anche un partigiano di origine russa, Carlo, che tutti gli abitanti della zona conoscevano e apprezzavano.
In quei giorni Carlo era sceso dal suo nascondiglio tra le montagne per fare provviste.
Non potendo fuggire, pur di non cadere nelle mani nemiche, decise di uccidersi con la propria pistola.
Terminò così la rappresaglia fascista nel piccolo borgo di Bieno di San Bernardino Verbano.
Quella fu una delle tante azioni sanguinose compiute in quei giorni dai soldai della RSI, che non risparmiarono violenza e botte alla gente delle nostre valli…

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