La guerra Partigiana in Val Grande

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L'11 giugno vennero bloccate tutte le vie di fuga verso nord: Val Vigezzo, Valle Cannobina e Val Loana vennero presidiate, mentre il contingente nazifascista entrava a sud attraverso il paese di Rovegro....

Il rastrellamento della Val Grande, avvenuto nel 1944, fu una delle pagine più sanguinose della guerra partigiana delle nostre valli.
Ai primi di maggio di quell’anno, una formazione della Repubblica di Salò decise di risalire la Val Grande partendo da Cicogna, per rastrellare tutti i Partigiani e tutti i civili che con loro collaboravano. Sulla via del ritorno scrissero su un muro: «Leoni della montagna, vi aspettiamo a Fondotoce».
Qualche giorno dopo, un gruppo di partigiani della Formazione Valdossola, guidati da Mario Muneghina, catturarono proprio a Fondotoce 45 fascisti. Riuscirono ad impossessarsi anche di un importante bottino di armi e munizioni, fondamentali per continuare la resistenza.
Un simile affronto non poteva rimanere impunito. Un’nutrito contingente di uomini, circa 4.000, composto da soldati del 15° Reggimento delle SS- Polizei, da componenti della Wehrmacht e da fascisti, partirono per rastrellare ed annientare le formazioni Partigiane che avevano la loro base in Val Grande e Valle Intrasca. Muniti di un centinaio fra carri armati e autoblindo e di munizioni sufficienti per annientare un reggimento, cominciarono la loro rappresaglia, che prese il nome di operazione Köln.

L’11 giugno vennero bloccate tutte le vie di fuga verso nord: Val Vigezzo, Valle Cannobina e Val Loana vennero presidiate, mentre il contingente nazifascista entrava a sud attraverso il paese di Rovegro, costringendo le formazioni Partigiane, in totale composta da circa 400 persone, a dirigersi verso nord.
I Partigiani riuscirono a tardare momentaneamente l’avanzata del nemico facendo saltare la galleria del Ponte di Casletto, il ponte stesso e il Ponte di Velina, mentre i tedeschi bombardavano una parte del paese di Cicogna, costringendo gli abitanti a fuggire verso nord.
A Ponte Casletto morirono circa 10 Partigiani, nell’intento di fermare il nemico. Nonostante il loro sacrificio, i tedeschi riuscirono a penetrare in Val Grande mentre le forze Partigiane si spingevano nella parte superiore della valle e della val Pogallo, per cercare riparo. Gli uomini della resistenza furono costretti a dividersi in diversi gruppi.
La divisione Valdossola si disgregò e divenne facile preda del nemico che, con alcune colonne di soldati, diede fuoco a numerosi alpeggi, setacciando palmo a palmo la montagna.
A Finero, in Valle Cannobina, la formazione più numerosa della Valdossola, mentre cercava di ripiegare verso la valle Vigezzo e la Svizzera, subì un duro attacco. Numerosi furono i caduti e i prigionieri che poi successivamente vennero fucilati.
Un’altra parte della formazione, che si trovava in Val Loana, dopo un cruento scontro a fuoco presso la Cima della Laurasca, venne completamente cancellata.
Nei giorni successivi la situazione peggiorò ulteriormente. Il comandante della Valdossola, Dionigi Superti, rientrò da Lugano dove si era recato per un incontro con gli anglo-americani, con lo scopo di ottenere dei rifornimenti di armi e munizioni tramite un lancio aereo che era stato programmato alla base della Cima Pedum. Purtroppo il carico venne sganciato di notte in una zona scambiata per quella concordata e i rifornimenti furono intercettati dai tedeschi. I Partigiani, ormai stremati, senza munizioni, senza l’appoggio di nessuno, furono costretti a disperdersi. I più esperti della zona riuscirono a rifugiarsi nelle vette più alte, nutrendosi di erbe e radici, mentre i più deboli e i feriti finirono nelle mani dei nazifascisti. Vennero fucilati oppure gettati nei burroni sottostanti.
Alcuni vennero fatti prigionieri, ed incarcerati con lo scopo di ottenere informazioni.
In quei giorni le fucilazioni interessarono diverse località.
Il 17 giugno, ad Aurano, 7 Partigiani vennero catturati e costretti a scavarsi la fossa per poi essere fucilati.
Il 18 giugno, a Falmenta fu la volta di 4 Partigiani, mentre a Pogallo, lo stesso giorno, ne vennero catturati 10 giovanissimi, di età compresa fra i 16 e il 22 anni. Ormai stremati e in condizioni disperate, vennero incarcerati con altri 8 catturati in un alpeggio lì vicino. Nessuno di loro sopravvisse.
L’episodio più cruento fu la fucilazione di Fondotoce del 20 giugno, che ho già raccontato in un altro articolo, dove vennero giustiziati 42 Partigiani. Fra loro anche una donna, Cleonice Tomasetti, che subì torture e vessazioni per giorni. Nell’eccidio di Fondotoce si salvò soltanto uno dei prigionieri, che venne soprannominato “il quarantatré”.
L’ultimo episodio avvenne a Beura, dove furono catturati e fucilati 9 Partigiani, tra cui Teresa Adele Binda.
Le fucilazioni di Beura avvennero il 27 giugno.

Quel giorno segnò l’epilogo dei rastrellamenti della Val Grande, che costarono la vita a 300 persone, tra cui anche alcuni alpigiani.
208 furono le baite distrutte, 3 i rifugi alpini.
Anche i nazifascisti videro cadere sul campo circa 200 uomini.
Nei nostri ricordi e nel nostro cuore resta sempre il coraggio di questi uomini e di alcune donne che sacrificarono la loro vita in nome della Libertà. Un ricordo particolare, oltre a Cleonice Tomasetti e Teresa Adele Binda, le cui storie ha già raccontato, va a Maria Peron, instancabilmente infermiera che con coraggio assistette molti feriti e salvò delle vite proprio durante quei giorni in cui la Val Grande non era un paradiso incontaminato ma teatro di indicibili violenze.

BIBLIOGRAFIA

Fotografia: Partigiani al Piancavallone

(foto di: Archivio Parco Nazionale Val Grande)

 

Bibliografia:

  • Teresio Valsesia, Val Grande ultimo paradiso, Verbania, Alberti libraio editore, aprile 2006 quinta edizione.
  • Nino Chiovini, I giorni della semina, Verbania, Tararà Edizioni, 2005.
  • Stefano Cerutti. Val Grande ’44: Storia del Rastrellamento. 2019 – Serie di 10 episodi video reperibili su YouTube
  • Giuseppe Caviglioli, La partigiana Maria Peron, in Novara, n. 2, Novara, Camera di Commercio Industria e Artigianato di Novara, 1979, pp. 1-9

 

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