Vanda Maestro nacque a Torino il 27 Maggio 1919.
I suoi genitori erano ebrei di origine Triestina. Dopo qualche anno in quella città, si trasferirono a Padova ed in seguito a Torino dove venne alla luce.
Vanda era una brava studentessa. Conseguì la maturità classica ed in seguito si trasferì a Genova per proseguire gli studi.
Nonostante le leggi razziali siglate nel 1938, riuscì a terminare l’università e si laureò in Chimica nel 1942.
La sua strada si incrociò con quelle di Primo Levi l’anno successivo, grazie ad un’amicizia comune, quella con Luciana Nissim, che si laureò in Medicina nel 1943. Durante l’estate i genitori di Luciana regalarono alla giovane ed all’amica Vanda un soggiorno a Courmayeur. Dopo pochi giorni dal loro arrivo, il 25 luglio, appresero che il fascismo era caduto, e tornano a Torino con grande entusiasmo e piene di speranza per il loro futuro.
Ma ancora una volta la vita non avrebbe riservato loro qualcosa di bello. Dopo la pubblicazione del Manifesto di Verona del 14 novembre 1943 da parte della Repubblica Sociale Italiana, la situazione per gli ebrei in Italia peggiorò ulteriormente.
Si susseguirono rapidamente in tutto il paese arresti di ebrei italiani e non, sia da parte dei tedeschi che da parte delle milizie della RSI, autorizzate a procedere attraverso l’Ordinanza di Polizia n. 5 del 30 novembre 1943, che incaricava tutte le forze di polizia italiane di procedere con l’arresto degli ebrei e con il loro internamento in campi di concentramento temporanei da dove poi sarebbero partiti per la loro ultima destinazione, cioè il campo di sterminio di Auschwitz.
Vanda e l’amica Luciana fuggirono da Torino alla volta di Milano, con lo scopo poi di rifugiarsi in Svizzera. Non riuscendoci, ripiegarono per la Valle d’Aosta. Nello stesso periodo anche Primo Levi con la madre e la sorella arrivarono ad Amay, nei pressi di Courmayeur.
Il giovane Primo voleva unirsi a un gruppo di partigiani che operavano nella zona.
Anche Vanda e Luciana avevano la stessa intenzione.
I tre si trovarono a far parte dello stesso gruppo che purtroppo però risultava essere male armato e mal organizzato.
Il prefetto di Aosta in quel periodo aveva ricevuto l’ordine di ripulire le sue vallate dai Partigiani. Decise così di servirsi di una spia, Edilio Cagni, per farlo infilare tra le fila dei ribelli. L’uomo svolse perfettamente il suo compito, tanto che nella notte fra il 12 e il 13 dicembre 1943, un folto gruppo di fascisti portò a termine un rastrellamento che si concluse con la cattura dei tre amici. Insieme ai propri compagni, Vanda, Primo e Luciana furono trasferiti ad Aosta dove rimasero in una caserma per circa 2 mesi prima di essere inviati nel campo di Fossoli, da cui ripartirono il 23 febbraio 1944, alla volta di Auschwitz.
Quello che avvenne dopo lo sappiamo.
Primo e Luciana riuscirono a sopravvivere allo sterminio e ritornarono a casa, diventando testimoni di quello che avevano vissuto.
Vanda purtroppo non ce la fece, non ritornò mai dall’inferno dei lager. Dopo un primo periodo in cui fu destinata ai lavori forzati, probabilmente a causa del suo precario stato di salute, venne inviata alle camere a gas.
Resta vivo il suo ricordo in chi la conobbe e passò quei drammatici giorni sul treno merci che li conduceva alla morte.
