Nourah bit Saeed al-Qahtani è una donna Saudita di cui purtroppo abbiamo poche informazioni.
Sappiamo solo che Nourah è stata condannata nell’agosto scorso a 45 anni di carcere.
L’accusa nei suoi confronti è di aver violato l’ordine pubblico” e minato “il tessuto sociale”. Secondo le autorità la giovane avrebbe violato la legge antiterrorismo e la legge sull’anti criminalità informatica.
La condanna a suo carico è la più lunga mai inflitta ad una donna in Arabia Saudita.
Arriva poche settimane dopo ad una condanna meno grave emessa nei confronti di Salma al-Sheab, una donna di 34 anni, che è stata arrestata e condannata per aver espresso la propria opinione sui social.
Ad interessarsi dei due casi è Amnesty International, che raccoglie l’appello della Democracy for the Arab World Now (DAWN).
In tutta risposta alla questione sollevata, il governo Saudita ha fatto di tutto per mettere a tacere le voci della protesta. Chiunque osi criticare il governo oppure il principe ereditario incorre in pene gravissime.
La DAWN, dopo varie insistenze, è riuscita a visionare documenti della divisione d’Appello della Corte Penale Specializzata, che ha emesso la sentenza contro Nourah, ed ha confermato che la pena arrivi a causa dei post pubblicati sui social.
Quelle critiche pubblicate su Twitter dalle due giovani donne, sono state pagate a caro prezzo.
Ancora oggi, nel 2022, il governo dell’Arabia Saudita è, a mio parere, ben lontano da poter parlare di democrazia e libertà di pensiero.
Dovremmo riflettere su queste situazioni in cui i più elementari diritti umani vengono violati.
