Ogni Papa ha avuto un certo affetto per gli animali e ogni Papa aveva il suo preferito. Conosciamo certamente la passione per i gatti di Benedetto XVI che da vero gattaro, si dice amasse dar da mangiare a quelli randagi che si aggiravano per il Vaticano.
Anche San Gregorio Magno aveva un gatto che chiamò Pelagio II; così come Pio VII che lo lasciava libero di scorrazzare nella biblioteca.
Pio XII invece aveva un debole per i passerotti e i volatili che lui riteneva amici di Gesù; tanto da aver fatto suo un piccolo cardellino con cui spesso si faceva ritrarre mettendoselo sulla spalla o tenendolo in mano.
Pio XI aveva un cane lupo che ogni volta che tornava iniziava a scodinzolare e fargli le feste, ancor prima che il suo padrone scendesse dalla macchina.
Spesso, dall’eccitazione, il cane graffiava la portiera dell’auto creando una certa disapprovazione nel seguito del Pontefice il quale, senza farsi troppi problemi, rispondeva di “lasciarlo fare”.
Pio XI inoltre, teneva due aquile, uno dei tanti regali ricevuti negli anni. Ogni giorno il Papa le sfamava personalmente con tre chili di carne di cavallo.
Per lui fu un grande dolore quando un giorno le trovò morte entrambe.
Paolo VI ebbe in dono una cagnolina da una scolaresca che teneva a Castel Gandolfo insieme al proprio gatto.
Anche Papa Francesco ha una grande attenzione verso gli animali.
Si racconta che come rettore del Collegio Massimo in Argentina, avesse fatto comprare mucche, maiali e pecore per sfamare gli studenti.
Alcuni studenti non amavano accudire questi animali ma Bergoglio dava l’esempio: andava lui stesso a dar da mangiare alle bestie, spesso mentre parlava di spiritualità agli studenti.
Più curioso però è forse l’elefante che ancora oggi riposa nei Giardini Vaticani…
Nel 1514, il re del Portogallo Manuel D’Aviz regalò a Leone X un elefante albino di nome Annone.
Un regalo di certo non disinteressato; infatti D’Aviz cercava di ottenere un grande sostegno per garantirsi il mercato delle spezie a est.
Cosa non facile, tanto che arrivò a minacciare la Chiesa di distruggere le parti cristiane di Gerusalemme.
Quando venne eletto Leone X, il re prese la palla al balzo e per dissuadere la Chiesa, inviò al nuovo Papa una sfilza di doni: broccati, oro, gioielli e un gran numero di animali esotici come scimmie, pappagalli, leopardi e, appunto, un elefante albino di 4 anni.
L’elefante venne fatto arrivare a Roma con tutti gli onori, attirando la curiosità della gente.
Giunto davanti al Papa e alla Corte Annone barrì, si inchinò tre volte e spruzzò di acqua tutti i presenti, Papa compreso. Che si divertì molto.
Leone X si affezionò subito ad Annone, lo faceva partecipare nei cortei per Roma, gli fece costruire una stalla nei giardini del Belvedere e commissionò Raffaello Sanzio di fargli un ritratto.
La sua custodia era riservata ai favoriti del Papa e al suo cameriere segreto.
Dopo due anni però Annone si ammalò improvvisamente e morì. Al suo fianco c’era Leone X.
L’elefante venne seppellito nei Giardini del Belvedere e i suoi resti furono scoperti per caso da un gruppo di operai nel 1962.
La fama di Annone fu tale all’epoca che venne raffigurato nella statua della fontana del giardino pensile di Palazzo Madama.
L’amore dei Papi per gli animali però non deve essere confuso con l’animalismo.
Infatti, Pio XII ci ricorda molto bene la differenza tra la crudeltà verso gli animali e il bisogno dell’uomo nel procacciarsi gli animali per sfamarsi.
Papa Pacelli, riferendosi infatti all’abbattimento degli animali per sfamare gli uomini, ricorda di evitare inutili crudeltà e sofferenze.
Elefanti, cani, gatti, uccelli, daini e tantissimi altri animali hanno da sempre animato la vita del Vaticano; non solo attraverso sculture e opere d’arte.