Come tutti sappiamo le condizioni di vita all’interno dei ghetti che furono creati fra il 1940 e 1941, erano al limite dell’umanità. Quello che venne coscientemente e sistematicamente pianificato fu la condizione di fame che tutti coloro che vi risiedevano dovevano sopportare. A questa si aggiungevano il freddo e le epidemie che falcidiavano la popolazione. La razione ufficiale che un ebreo del ghetto riceveva nel 1941 era pari al 7,5% di quella normale. All’incirca assumeva meno di 200 calorie giornaliere.
In quel periodo i prezzi degli alimenti aumentarono di circa 27 volte. La disoccupazione e il lavoro forzato, non retribuito, aggravavano ulteriormente una situazione già ai limiti della sopportazione.
Tutto ciò che veniva fornito alla popolazione aveva lo scopo di affamare, non di sfamare. Nel tempo le razioni vennero gradualmente ridotte.
Nel ghetto di Minsk, ad esempio, alla fine di agosto del 1941 la razione settimanale di pane era di 875 grammi a persona, a cui si aggiungevano 100 g di farina. All’inizio dell’anno successivo la porzione di pane era di 250 g, 10 g di farina e 30 di legumi. Improvvisamente il tasso di mortalità per malattie legate alla malnutrizione, quali indebolimento osseo rachitismo, necrosi dei tessuti, edemi, diarrea, aumentò esponenzialmente.
A questa situazione si aggiungevano altri disturbi quali la cecità notturna, la pellagra, l’ amenorrea, di cui soffrivano circa l’80% delle donne, e i disturbi neurologici.
Nel ghetto di Łódź fra il 1940 e 1944 morirono circa 50.000 ebrei per fame, freddo e malattie.
La popolazione che vi risiedeva era debilitata anche dal lavoro forzato che era imposto a tutti gli ebrei maschi di età compresa fra i 14 e i 60 anni. Nel 1943 gli abitanti del ghetto di Łódź impegnati nelle fabbriche della zona erano circa il 90%.
Fra il gennaio e il maggio del 1942, i reclusione vennero sterminati nei camion a gas di Chelmno, per fare posto agli ebrei deportati dal Reich, più forti e ancora in salute, che costituivano una nuovo vivaio da destinare al lavoro forzato. In quel periodo a perdere la vita furono circa 86.000 persone.
Chi entrava nel ghetto era destinato a morire lentamente. Il contrabbando del cibo permetteva di prolungare la vita di chi lo praticava solo per qualche tempo. Ma nulla di ciò che veniva fatto era sufficiente per garantire una vita dignitosa. Ammassati come animali all’interno di spazi ristretti, gli ebrei nel ghetto non potevano far altro che attendere il loro destino…
