La condanna a morte di Re Luigi XVI

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La sera del 20 gennaio, Luigi XVI saluta per l'ultima volta la moglie e i figli per poi ritirarsi nelle proprie stanze....

Il 20 gennaio 1793, viene pronunciata la condanna a morte di Re Luigi XVI.
Come sapete, la storia della Rivoluzione Francese è lunga e complessa. Non inizia dal nulla con la presa della Bastiglia nel 1789 e non finisce con la morte di Robespierre nel 1794.
E in questo lungo periodo si intrecciano fatti e vicende che spesso, nei libri scolastici non ci vengono raccontati o a cui non viene dato abbastanza risalto.
Uno di questi è il ruolo di Luigi XVI; contrariamente a quanto si pensa, il sovrano che verrà giustiziato sulla ghigliottina il 21 gennaio 1793, dopo essere stato costretto a trasferirsi con la famiglia presso il palazzo de le Tuileries a Parigi, nel 1791 accettò formalmente la Costituzione, provando in questo modo a trovare una pacificazione nazionale e dare un impulso alle riforme richieste dall’Assemblea Nazionale.
Fu proprio in questo periodo che un ruolo importante e influente lo ebbe il Generale La Fayette, molto amato dal popolo ed eroe oltreoceano nella guerra di Indipendenza americana e con ogni probabilità cercò di convincere Luigi XVI a passare dall’assolutismo francese al sistema monarchico costituzionale di stampo inglese.
Però tra le fila delle alee più estreme dell’Assemblea iniziò a sorgere il sospetto che La Fayette volesse in realtà assicurarsi il ruolo di Capo della Nazione, mantenendo la Monarchia.
La fuga a Varennes, organizzata da alcuni nobili rimasti a protezione della famiglia reale, tra cui il famoso Conte di Fersen, fece però precipitare le cose.
Nonostante avessero pianificato tutto nei minimi dettagli, comprese le false identità, il re venne riconosciuto da un locandiere che avvisò le guardie.

Il ritorno a Parigi, scortati dai soldati, fu di grande tensione. Ai lati delle strade erano accorsi migliaia di cittadini e l’aria era pesante.
Per questo motivo La Fayette, per evitare scontri e garantire l’incolumità dei reali, si pose in testa al corteo e proibì qualunque voce di sostegno o di dissenso e si dice, iniziò a far circolare la voce che il re e la sua famiglia erano stati sequestrati da alcuni cospiratori che volevano allontanarli dal loro popolo; cosa però inutile dato che appena il corteo varcò il cancello delle Tuileries, scoppiò la rabbia popolare.
Nel 1792 Luigi XVI viene trasferito insieme alla famiglia alla Torre del Tempio e lì rimase fino al gennaio 1793 quando iniziò il suo processo.
Già nel dicembre 1792 i membri della Convenzione Nazionale discutevano sulla sorte di Luigi XVI, provando attraverso le lungaggini a non arrivare mai alla condanna a morte, sapendo che l’uccisione del re di Francia avrebbe avuto un grande impatto sull’opinione pubblica interna ed esterna.
Ciononostante, il 16 dicembre si arrivò alla decisione: 387 favorevoli alla pena di morte e 334 per la detenzione o il rinvio della condanna.
Decisivo fu l’intervento di Robespierre che, sebbene contrario alla pena di morte, votò a favore per il bene supremo della Nazione, spingendo anche i più riottosi a votare a favore.
Tra i voti favorevoli anche quello del cugino del re, Filippo d’Orléans che si cambiò il nome in Egalité; forse sperando di far uscire di scena il cugino e assicurarsi il trono per il futuro con l’aiuto della Convenzione. Del voto favorevole di un membro della famiglia reale, si stupì anche lo stesso Robespierre e da quello che pronunciò ad alcuni dei suoi, potremmo dire che non ebbe molta simpatia per l’Orleans dopo quella decisione.
La sera del 20 gennaio, Luigi XVI saluta per l’ultima volta la moglie e i figli per poi ritirarsi nelle proprie stanze.
Il giorno dopo, il 21, il re viene svegliato all’alba, partecipa alla messa, consegna le proprie memorie al commissario Baudrais e viene fatto salire su una carrozza.
Si era diffusa la notizia che il barone De Batz volesse assalire il convoglio e uccidere il re per evitargli l’onta di essere giustiziato; per questo motivo le strade brulicavano di soldati e la carrozza venne fatta arrivare sul luogo dell’esecuzione in piazza della Rivoluzione, con due ore di anticipo.
Mentre saliva al patibolo, esitò ma poi riprese.
Luigi XVI si voltò verso la folla e disse “muoio innocente e perdono coloro che sono stati colpevoli della mia morte e prego affinché la Francia non debba mai essere chiamata a rendere conto del sangue che state per versare”.

BIBLIOGRAFIA

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