Il mio sogno più grande….il Cervino

Tempo di lettura: 9 minuti

La giornata è perfetta: tempo splendido con un sole che, come capita spesso a queste quote, dà, unito all’azzurro pastello del cielo, una nitidezza di colori veramente spettacolare....

Ogni storia d’ amore che si rispetti, ha un inizio e, purtroppo, qualche volta una fine.
Voglio raccontartene una che è cominciata forse con un po’ di curiosità e tanta emozione e magari finirà con un’alba rosso fuoco, piena sempre di emozione, sotto una cima sognata e amata quasi ogni giorno.
Quindi, l’essere curiosi, ingordi di bellezza, può decidere una esistenza?
Ovvero, può la curiosità scatenare una passione travolgente?
Ci sono nella vita, delle circostanze a volte strane, ma più spesso assolutamente normali che, viste dopo molti anni e con decenni di esperienze sulle spalle, hanno un senso che all’origine non ci saremmo mai aspettati.
Una delle mie prime escursioni in montagna, a 11 o 12 anni, si è svolta nella conca di Cheneil, amena località nella vallata sotto il Cervino, valle tra l’altro splendido corollario a una delle montagne più belle e famose d’Europa.
La giornata è perfetta: tempo splendido con un sole che, come capita spesso a queste quote, dà, unito all’azzurro pastello del cielo, una nitidezza di colori veramente spettacolare.
Dall’alto delle montagne che fanno da corona a questi alpeggi, gli ultimi nevai estivi sciolgono la neve residua in rigagnoli infiniti che, in timidi ruscelli, scendono verso valle via via più tumultuosi.
I fiori giocano cullati dal vento a chi è più bello e colorato e, da lontano, questa rapsodia clorofilliana sembra accompagnare il nostro incerto passo di montanari da pianura.
In questo quadro idilliaco ecco spuntare dietro una delle colline più alte, una cima a noi sconosciuta.
La curiosità tipica di noi ragazzini ha la meglio.
Forse se riuscissimo a salire sulla collina, chissà che spettacolo per i nostri occhi vedere completamente la montagna dalla cima misteriosa.
Il problema è che giunti sulla cima di questo promontorio erboso la nostra meta si vede meglio, ma purtroppo non ancora completamente.
Insomma alla quarta collina e dopo quasi un’ora di salire e scendere per poi salire ancora, la vetta misteriosa, come una donna che si spoglia lentamente per emozionare di più, ci mostra solamente la spalla e la testa.
Anche se come immagine non è completa, ci fa vedere la bellezza rara se non unica ( perlomeno per me ragazzino ) di questo colosso delle Alpi.
L’oggetto del mio desiderio visivo e di quella bellissima ma faticosa salita è il Cervino e da quel momento la mia vita, almeno a livello di sogni, è cambiata completamente.
Sicuramente la mia voglia di scoprire l’infinito con montagne sempre più difficili è nata da questo scherzetto che la grande becca mi ha fatto tanti anni prima.
Anni dopo avrò occasione di vedere completamente e, proprio dalle rocce alla sua base, il Cervino (anche se tuttora ho il rammarico di non averlo ancora salito ), ma non ho mai più provato la sensazione unica e coinvolgente di inseguire e non raggiungere mai un sogno.
Tutto il mio salire, da quella volta in poi, è stato seguire e spesso realizzare delle aspirazioni alpinistiche, ma mi è mancata, forse anche per l’età o forse per l’esperienza, la curiosità di guardare oltre la cima per ammirarne una più alta.
Quando capitano le sere in cui, per un motivo o per l’altro, non riesco a prendere sonno, mi metto le mani dietro la nuca, alzo un poco il cuscino e comincio a pensare a quello che è il mio sogno più grande…
Ho salito molte montagne, qualcuna stupenda vista da sotto, ma quella che ancora oggi mi blocca per un attimo i battiti del cuore, è questa piramide, quasi perfetta che dai prati del Breuil (Cervinia), si alza imponente e massiccia verso il cielo, sfidando lo sguardo e i pensieri di quelli come me, che amano giocarsi la vita su questi monumenti, al cospetto di Dio…
Ogni montagna ha il suo fascino, tutte sono bellissime, anche le meno note e le meno alte. Tutte ti sanno regalare, se li meriti con passione, momenti unici e indimenticabili, che però ti devi guadagnare con fatica, a volte paura e sudore.
Ma nel profondo più vero del mio cuore ce n’è solo una che mi sa emozionare così, oltre rendermi felice.
Anni fa, nel 1984 , ho partecipato ad un quiz del grande Mike Bongiorno,  proprio sulla materia della scalate alla Becca.
Il ricordo più curioso e piacevole che ho, è il presentatore che mi chiede: …”fra le ragazze e il Cervino io cosa sceglieresti?…”
La mia risposta è stata che di ragazze ce ne sono tante e di Cervino uno solo. 
Ancora oggi  quella magica montagna  è  per me un sogno, e di ragazze ne ho avute una sola, mia moglie Paola da ormai 33 anni, la prima e ultima nella mia vita.
Credo di aver chiarito a tutti cosa provò per il Cervino.
Questa montagna mi ha fatto scoprire un mondo nuovo, bellissimo, fonte di gioie ed emozioni inimmaginabili,  quello dell’ alpinismo.
É  una sensazione stupenda all’inizio della valle quando appare l’ardita piramide che poi scompare dall’orizzonte  fino in fondo all’unica strada, un tempo percorsa solo  a piedi o da buoi, cavalli e muli. Al suo maestoso cospetto, mi manca il fiato per l’emozione nell’ammirare quelle linee perfette che sono le sue creste, che sembrano portare in tre salti direttamente in cima. Tornando indietro nel tempo, mi sembra di capire i popoli antichi, che ponevano i loro Dei, potenti e irraggiungibili, sulle montagne.  Ogni volta che vedo questo spettacolo  mi  viene in mente quella volta che, da ragazzo, siamo saliti all’Oriondè, ai piedi della parere sud, e abbiamo attraversato i ghiaioni dalla cresta del Leone a quella del Furgen, per scendere, tra fantastiche e un po’ pericolose morene, fino a Plain Maison e poi a Cervinia.
A proposito di Cervinia, questo brutto nome lo aveva scelto un famoso dittatore che, volendo italianizzare i nomi, ne ha storpiati tantissimi. Io preferisco ancora Breuil, cioè palude, che probabilmente ne sottolinea l’origine nella notte dei tempi.
Paesaggi fantastici quasi che mettevano in risalto la maestosità dell’ambiente, dove io ragazzo ingenuo e sognatore…come adesso del resto…continuavo al alzare la testa verso il punto culminante di questo colosso  e sentivo crescere dentro di me il mio sogno più grande e bel sogno.
Una volta con gli amici sono salito a Croce Carrel, il punto dove il primo salitore della via italiana morì di sfinimento dopo aver portato a valle dalla cima un cliente ed amico che era insieme a lui. Mi sono molto emozionato nel ricordare il gesto della grande guida. Mi sembrava di essere alla porta sacra di una cattedrale bellissima e unica, che però mi incuteva timore e rispetto reverenziali.
Non mi sono mai più sentito così piccolo e debole davanti ad una montagna. 
Adesso, quando sono in zona, mi piace uscire dal paese e fermarmi poco sopra Cervinia  alla cappelletta dedicata ai morti del battaglione Cervino, annientato in Russia durante la Seconda Guerra Mondiale.
Mentre sono in quel luogo silenzioso e guardo i nomi di quei giovani scritti sulle lapidi, la Becca sembra guardarmi invitante e benevola, come a voler ricordare anche lei ,i suoi figli migliori.
A volte mi siedo sui prati intorno, pieni di colorati e bellissimi fiori e guardo, con l’occhio dell’innamorato, quella che per me è ,la montagna più bella del mondo. Credo di non aver mai guardato mia moglie così….
Questa montagna è per me un sogno  proibito e una sfida alle mie certezze.
Ne sarei all’altezza?
Col pensiero mi piace ripercorrere gli anni in cui iniziava a far capolino il progresso, fra metà dell’800 e gli inizi del ‘900.
In quel periodo salire verso la cima del Carrel rappresentava un gesto di grande forza.
Due spedizioni, nello stesso momento cercavano di compiere la stessa impresa.
Era il 14 luglio 1865.
Una saliva dal versante italiano, mentre nello stesso momento un altro scalatore, l’inglese Wimpher cercava di salire dalla cresta Svizzera.
La spedizione italiana, convinta che gli inglesi fossero giunti in vetta, decise di rientrare a Breuil.
Quel giorno in paese era presente Quintino Sella, personaggio di spicco della neonata repubblica Italiana. Fu proprio lui a intimare ai nostri alpinisti Valdostani di tornare indietro e di regalare alla nuova nazione e al club alpino appena nato, una vittoria ti avrebbe reso tutta l’Italia.
I giovani alpinisti ripartirono, portando a termine la missione tre giorni dopo.
Per chi sale ora quelle montagne, è indubbiamente più spettacolare la via italiana.
Il successo della spedizione inglese venne Minato da un grave incidente: durante la discesa si rompe una corda che causò la caduta di sette giovani ormai arrivati in cima. Ne rientrarono vivi solo tre
Ancora oggi, uno dei morti è disperso, non è mai stato ritrovato e riposa il sonno eterno nei ghiacci del versante nord.
Per chi guarda il Cervino, è la vetta di sinistra, quella denominata cresta del Leone che, quasi con  un unico salto, arriva all’intaglio del Pic Tyndall, per poi proseguire con la testa della montagna fino in cima. Dicono che come difficoltà non sia molto conplessa, ma sono convinto che, parlando di vie normali , come impegno fisico e psicologico, non sia facile, anche perchè, in molti punti  é leggermente aerea.
 Sarà così  oppure è solo un modo per giustificare la mia paura di tentare di mettere i piedi sul mio sogno più bello?
Non lo so, so solo che qualora riuscissi a salire sulla cima, piangerei dall’emozione e reciterei il famoso brano di Zaccaria, quello che il vecchio saggio del tempio recita dopo aver visto Gesù:
 ” ORA LASCIA O SIGNORE CHE IL TUO SERVO VADA IN PACE SECONDO LA TUA PAROLA, PERCHE’ I MIEI OCCHI HANNO VISTO LA TUA SALVEZZA”…
A me piace dire  e pensare che scalato il Cervino avrei  realizzato tutti i miei sogni. Un po’ è vero.
Forse allora  potrei anche smettere di mettermi in gioco sulle montagne, ma credo che non succederà mai.
Forse quel giorno  potrei dire che, avendo realizzato tutti i miei sogni, non mi scoccerebbe morire, ma mi sembra un po’ esagerato e tragico…..

Emiliano Ardigò

BIBLIOGRAFIA

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