Santa Tetta, quella Santa dal nome curioso

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Santa Tetta era badessa nel monastero di Wimborne ed era una figura davvero importante ai suoi tempi...

Quella Santa dal nome curioso
Oggi 17 dicembre si ricorda una santa, per noi italiani, dal nome assai singolare: Santa Tetta di Wimborne, vissuta nell’Inghilterra dell’VIII secolo. Il nome potrebbe far pensare a chissà quale santa, magari una di quelle figure poi plasmate dalla religiosità popolare, invocate per una buona maternità. Niente di tutto questo. Il curioso nome Tetta deriva da un’antica radice germanica che lo renderebbe accostabile al nostro “Letizia”. Ma chi era questa santa? Santa Tetta era badessa nel monastero di Wimborne ed era una figura davvero importante ai suoi tempi, così importante che, quando San Bonifacio ebbe bisogno di suore che lo assistessero nella sua missione di rafforzare la Chiesa nell’attuale Germania, scrisse a lei, non a un vescovo. Eppure di lei si ricorda poco.
Le sue informazioni biografiche sono sommarie, anche per quanto riguarda la data di nascita e di morte (quest’ultima intorno al 760). Sappiamo che era sorella di re Ine del Wessex. Pare che, rimasta vedova, abbia deciso di entrare nel monastero doppio di Wimborne, di cui poi diventò badessa. Il suo nome sarebbe citato in un paio di lettere. Nella prima, un sacerdote scrive ai monaci di Glastonbury tra il 732 e il 754 chiedendo loro di comunicare a Madre Tetta e alle sue monache l’arrivo del suo gruppo in Germania. L’altra lettera proviene da tre assistenti di Bonifacio che le chiedono preghiere.
L’importanza che la donna attribuiva all’istruzione è testimoniata da due delle sue discepole: Santa Lioba sospendeva la lettura solo per pregare, mangiare o dormire, mentre Santa Valburga scrisse l’agiografia del fratello San Villibaldo e ne raccontò i suoi viaggi in Terra Santa.
Gli indizi più interessanti su Tetta si trovano nell’agiografia di Santa Lioba, scritta intorno all’836.
Una storia riguarda un mazzo di chiavi smarrite della cappella. La suora responsabile della custodia delle chiavi, dopo una disperata e infruttuosa ricerca, si gettò ai piedi di Tetta e si accusò di negligenza. Tetta però sospettava che la colpa non fosse della consorella e, invece che punire la suora, Tetta guidò le consorelle in preghiera in un altro edificio. Ebbene, una volpe morta (simbolo del diavolo) si presentò alla porta con le chiavi in bocca.
L’altra storia riguarda una suora elevata a superiora per il suo zelo nella disciplina e nella stretta osservanza. A quanto pare, era troppo zelante e troppo severa. Le giovani suore la odiavano a tal punto che quando la superiora morì, lanciarono maledizioni sulla tomba e la calpestarono. La tomba sprofondò di diversi centimetri, segno che la superiora veniva punita nell’aldilà. Tetta era inorridita e consigliò loro di mettere da parte il risentimento, di accettare il maltrattamento ricevuto e di mostrare senza indugio il loro perdono: se volevano che i loro peccati fossero perdonati da Dio, dovevano perdonare gli altri dal profondo del cuore. Dopo tre giorni di digiuno e preghiere, in cui Tetta si prostrò davanti all’altare, la tomba ritornò alla posizione iniziale, segno che la superiora era stata assolta.
L’agiografia di Santa Lioba descrive Tetta come un’anima gentile, che credeva nell’educazione e nella misericordia. Un peccato che si sappia così poco di lei.

BIBLIOGRAFIA

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