Stjepan Filipović nacque a Fort’Opus, una città dell’attuale Croazia, allora nel regno di Dalmazia, il 27 gennaio 1916.
Quando era piccolo, con tutta la sua famiglia, si trasferì a Kragujevac, una città dell’attuale Serbia, perché il padre aveva trovato lavoro lì presso un’industria.
Con il fratello Nikola, nel 1937, si unì al movimento dei lavoratori. Le sue idee politiche ben presto gli diedero non pochi problemi tanto che fu arrestato nel 1939 e condannato a un anno di carcere. Tornato in libertà non esitò ad entrare nella lega dei comunisti di Jugoslavia.
Nel 1941, appena gli fu possibile, iniziò a combattere nel movimento comunista jugoslavo. Il 24 febbraio del 1942 fu catturato dai nazisti e dopo un sommario processo venne condannato a morte.
Il 26 maggio 1942, a Valjevo, venne condotto davanti al boia per essere impiccato.
Negli istanti prima di morire, sul patibolo e con la corda al collo, alzò i pugni chiusi al cielo e gridò a gran voce: “Smrt fašizmu, sloboda narodu!”… “Morte al fascismo, libertà al popolo!”.
Il suo coraggio divenne un esempio per tutti i giovani combattenti jugoslavi.
Dopo la fine del conflitto, il 14 dicembre 1949 fu proclamato eroe Popolare.
La città di Valjevo, che lo vide morire, gli ha dedicato una statua, in memoria del suo ultimo gesto…
