Roberto Di Ferro era nato a Malvicino, in provincia di Alessandria, il 7 giugno 1930.
Con la famiglia si trasferì ad Albenga, dove iniziò a lavorare giovanissimo per aiutare la famiglia.
Dopo l’armistizio si unì ad una formazione partigiana sull’Appennino Ligure.
Gli fu assegnato il nome di “Baletta”. Inizialmente venne impiegato come staffetta.
Roberto era poco più che un bambino, ma dimostrava il coraggio di un uomo.
Ben presto decise di iniziare a combattere in prima linea al fianco dei suoi compagni.
La lotta partigiana era però messa in pericolo dalle spie che collaboravano con i tedeschi.

Fu proprio a causa di un delatore che il gruppo di Baletta fu sorpreso in un’imboscata. Dopo aver a lungo resistito, 10 partigiani furono arrestati a Pieve di Teco. Era il 27 marzo.
Fra loro c’era anche Roberto. Furono accompagnati tutti in municipio. I tedeschi per ore cercarono di estorcerli informazioni preziose con ogni mezzo. Probabilmente vedendolo così giovane credevano che sarebbero riusciti a piegare la sua volontà.
Ma così non fu.
Quel bambino coraggioso venne ucciso con un colpo di pistola alla nuca all’alba del 28 marzo 1945. In risposta ai partigiani che avevano proposto uno scambio con due ufficiali nazisti loro prigionieri, decisero di crocifiggere il giovane Baletta, come esempio per tutti.
Ai suoi assassini disse: «Uccidetemi, i miei compagni mi vendicheranno».
Finiva quel giorno la sua giovane vita interamente dedicata alla liberazione della Patria. Fu decorato con la medaglia d’oro al Valor Militare.