La fine dell’assedio di Vienna e l’arrivo degli Ussari Alati

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Tra l'11 e il 12 settembre 150.000 Ottomani erano pronti a sfondare e a sbaragliare l'esercito avversario che, tra Viennesi e loro alleati, arrivava al massimo a 75.000 uomini...

Il 12 settembre 1683 termina l’assedio della città di Vienna dopo quasi due mesi, da parte dei Turchi.
Gli Ottomani avevano distrutto sommariamente le case che sorgevano intorno alla città fortificata e costruito lunghe trincee che arrivavano fin sotto le mura.
Trovandosi a dover cannoneggiare la città con vecchi cannoni da campo, i Turchi decisero di minarne le fondamenta sperando in questo modo di far breccia nei bastioni.
Tra l’11 e il 12 settembre 150.000 Ottomani erano pronti a sfondare e a sbaragliare l’esercito avversario che, tra Viennesi e loro alleati, arrivava al massimo a 75.000 uomini, mentre il lavoro di mediazione per trovare altri alleati da parte del frate Marco d’Aviano non si fermava.
Kara Mustafa era certo di riuscire nell’impresa di prendere la “Mela d’oro” come era denominata Vienna, anche perché poteva garantire sul tacito appoggio di Luigi XIV che di fronte a una caduta di Vienna in mano turca, poteva così indebolire l’Impero Asburgico.
Ma le certezze del comandante ottomano iniziarono a vacillare quando Carlo V di Lorena iniziò una serie di incursioni per impedire gli approvvigionamenti turchi e il Papa Innocenzo XI indusse Luigi XIV ad appoggiare la Lega Santa per dimostrare di essere un sovrano cattolico; inviando un contingente navale su Algeri.
A questo bisogna aggiungere Leopoldo I che intanto aveva stretto alleanza con altre forze e con il re polacco Giovanni III Sobieski e i suoi Ussari Alati.
La situazione però iniziò a diventare di tesissima attesa.
Da una parte i Turchi premevano sulle mura di Vienna, pronta a cadere da lì a poco ma preoccupati per le voci che si facevano sempre più insistenti sull’arrivo di potenti rinforzi.
Dall’altra i viennesi ormai stremati e consapevoli della fine che non sapevano quando e se sarebbero arrivati i rinforzi.
Senza contare lo scetticismo degli alti ufficiali dell’esercito viennese che dubitavano della strategia del Duca di Lorena.
All’alba del 12 settembre, le forze della Lega Santa si riunirono sul Kahlenberg dove venne celebrata una messa officiata dal beato Marco d’Aviano che era stato incaricato dal Papa di ricostruire la Lega Santa contro l’Impero Ottomano e seguire da vicino l’assedio di Vienna, preparando il terreno per la battaglia che avrebbe dovuto salvare l’Europa Cristiana.
Si dice che alla messa servì Sobieski stesso.
Dopo la celebrazione iniziò la battaglia vera e propria.
Kara Mustafa era ancora certo di poter vincere e far cadere Vienna, tanto che diede l’ordine ai Giannizzeri e al grosso dell’esercito di rimanere presso le mura.
Ma nonostante la Lega Santa fosse numericamente inferiore, eterogenea e senza un comando centrale, riuscì ad approfittare del caos che regnava tra le file ottomane: gli ordini di Mustafa ormai non erano più ascoltati, i generali agivano per conto proprio e l’esercito rimase debole su più fronti.
Fu in questo momento che il re Sobieski giunse per dare il colpo di grazia agli ottomani.
Dalla collina arrivarono a passo di carica i 3000 ussari alati guidati dallo stesso Sobieski che sbaragliarono definitivamente i turchi, permettendo agli assediati di uscire dalla città, unirsi ai rinforzi e respingere gli ottomani che nei periodi successivi arretrarono fino ai Balcani.
La battaglia di Vienna non solo vide la vittoria della Lega Santa ma anche dello stesso Luigi XIV che, non ebbe più la minaccia dell’espansione asburgica verso Ovest, concentrata invece verso Ungheria e Balcani.
Innocenzo XI diede alla vittoria della battaglia di Vienna un grande significato religioso e proclamò il giorno 12 settembre, come il giorno del Santissimo nome di Maria.
I due protagonisti principali restano comunque Giovanni III Sobieski e il Beato Marco d’Aviano, il frate cappuccino che riuscì ad alleare le forze cristiane con un abile ruolo di mediazione.

BIBLIOGRAFIA

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