Il ricordo di quella tragica notte del 1951 in Valle Formazza…… 

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Erano le 22 circa quando quella sera dal monte Tamier, con un fragoroso boato, si era staccata una imponente massa di neve che aveva investito impietosamente l'abitato di Canza...

Febbraio 1951….
Quell’anno l’inverno in Valle Formazza e lungo l’arco alpino era stato particolarmente rigido.
La neve era caduta abbondante, a volte per più giorni senza sosta, costringendo gli abitanti della valle a rimanere rinchiusi nelle loro case davanti al camino acceso.
L’11 febbraio era una domenica, un giorno di festa per tutti.
Erano le 22 circa quando quella sera dal monte Tamier, con un fragoroso boato, si era staccata una imponente massa di neve che aveva investito impietosamente l’abitato di Canza e la sua gente.
Ci si accorse dell’entità della tragedia solo il giorno successivo quando dalla neve furono estratti 6 corpi: Gregorio, Luigi, Luigina, Anna  e i suoi due figli Orsolina di 9 anni e Stanislao di 11.
Quando arrivarono i soccorsi, dopo quasi un giorno, fu miracolosamente ritrovata viva nella propria culla la piccola Iride di soli 8 mesi.
Le autorità non poterono far altro che  ordinare l’evacuazione di Canza visto che il pericolo incombeva minaccioso.
I giorni successivi furono vissuti nel terrore che una nuova valanga potesse investire nuovamente il piccolo abitato.
Il venerdì successivo si tennero i funerali in forma ridotta dal parroco del tempo, Don Vasina. Nonostante questa precauzione le slitte che portavano i corpi senza vita estratti dalla neve verso l’ultima sepoltura, furono sfiorate da una nuova slavina, che mise a rischio anche l’incolumità di chi quel giorno piangeva i propri cari.
A partecipare alle operazioni di soccorso furono tutti gli abitanti di Formazza, insieme al personale impiegato nelle centrali della zona, alla Guardia di Finanza e ai Carabinieri. I volontari e le guide del Cai di Domodossola coordinavano le operazioni cercando anche di garantire rifornimenti al paese in costante pericolo e in stato di necessità.
La macchina della solidarietà che si mise in moto in quei giorni fu davvero ammirevole. Si cercava in ogni modo di dare riparo e conforto ai sopravvissuti e soprattutto una sistemazione in modo che potessero affrontare i mesi successivi.
La tragedia fu tale che intervenne anche l’esercito, con l’invio di 130 uomini del Battaglione Alpini di Aosta.
Spettò proprio a loro garantire il mantenimento della viabilità, la distribuzione dei viveri e dei medicinali e il recupero degli animali morti nelle loro stalle.
Sono passati molti anni da quel giorno, ma la valle Formazza non ha mai dimenticato i propri morti e l’alto tributo pagato quell’anno dalla gente delle sue montagne…. 

BIBLIOGRAFIA

La foto è estratta dal libro “La valanga” di Caterina Della Ferrera edito dal Cai

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