Le immagini del corteo funebre della regina Elisabetta II ci passano ancora davanti agli occhi: una parata perfetta, dove nulla è stato lasciato al caso, frutto di giorni e giorni di prove. Certamente un funerale ben riuscito. Ma non per tutti i monarchi è stato così. A Guglielmo il Conquistatore, tra l’altro lontano antenato degli odierni mornarchi britannici, andò decisamente peggio… Ma andiamo con ordine.
Di origine normanna, nacque a Falaise nel 1028 da un’unione more danico (all’usanza danese) non riconosciuta dalla Chiesa cattolica, quindi per questo motivo era chiamato anche Guglielmo il Bastardo. Venne proclamato duca di Normandia all’età di 8 anni.
Nel 1051 si recò in Inghilterra in visita dal cugino, il re Edoardo il Confessore, il quale lo annoverò tra i pretendenti al trono. Edoardo il Confessore morì il 5 gennaio 1066 e si fece coronare re il cognato Harold Godwinson. Tuttavia, Harold, in occasione della visita di Guglielmo nel 1051, aveva giurato fedeltà al duca normanno e aveva rinunciato a qualsiasi pretesa sul trono inglese. Non appena venne a conoscenza dello spergiuro, Guglielmo, con l’approvazione di papa Alessandro II, progettò l’invasione dell’Inghilterra. Partì con un grande seguito di 5000 uomini, il 29 settembre giunse nel borgo di Hastings e iniziò a fortificarlo. L’esercito del re illegittimo Harold raggiunse il posto il 14 ottobre. La vittoria dei normanni sui sassoni, che persero in battaglia anche il loro re Harold, fu schiacciante. Cinque giorni dopo Guglielmo occupò Canterbury, Romney e Dover e, infine, ottenne l’approvazione all’incoronazione da Edith, vedova del re Edoardo il Confessore. L’incoronazione a re d’Inghilterra si tenne il giorno di Natale del 1066 a Westminster. Ecco che si era compiuta l’opera di conquista di Guglielmo, che da allora venne chiamato il Conquistatore. Come re d’Inghilterra fu un grande riformatore e riorganizzò completamente lo stato. Il re è ricordato anche per il Domesday Book, un censimento di froprietà fondiare, beni immobili e bestiame di gran parte dell’Inghilterra e una porzione del Galles. Oltre all’importanza per la storia politica, il Domesday Book è guardato con interesse anche dai linguisti, perché è redatto in una sorta di lingua franca, commistione di latino e volgare e con l’inserimento di termini anglosassoni laddove non vi fossero corrispondenti latini. Fu la dinastia normanna infatti a dare una svolta a quella che sarebbe poi diventata la lingua inglese. Mano a mano che l’organizzazione di tipo normanno si consolidava unitamente all’adozione del francese normanno, le complesse strutture e i vocaboli dell’antico inglese di matrice anglosassone furono ben presto accantonati in favore della nuova lingua. Per questo motivo l’inglese è una lingua di origine anglosassone, ma ricca di vocaboli latini mediati dal francese.
Fin qui la gloriosa vita del re Guglielmo. Dopo aver riappacificato l’Inghilterra, nel 1073 fece ritorno in Normandia. Pare che negli ultimi anni fosse diventato oltremodo avido, tanto da aver triplicato le tasse in modo del tutto ingiustificato. Con il già citato Domesday Book, completato nel 1087, incamerò ingenti ricchezze. Secondo alcuni calcoli, si stima che il patrimonio del re si aggirerebbe intono all’equivalente di 179 miliardi di euro.
Passò gli ultimi anni della sua vita a sottoporre a pesanti ritorsioni il confinante regno di Francia, colpevole di aizzargli contro i baroni normanni. L’epilogo fu la conquista della città francese di Mantes, a fine estate del 1087: in re entrò nella cittadina, la conquistò e la diede alle fiamme. Pare che, mentre contemplava il rogo, venne disarcionato da cavallo e, cadendo, colpì violentemente il ventre sul pomolo della sella. Rimontò a cavallo per tornare in Normandia, ma i dolori atroci non gli davano pace. Nei giorni successivi probabilmente gli salì anche la febbre. Il re, bisogna dirlo, era di corporatura molto robusta e negli ultimi anni soffriva di obesità, il che non fu d’aiuto per le sue condizioni. Morì a Rouen, molto probabilmente di peritonite (la caduta di qualche giorno prima gli aveva perforato l’intestino), gonfio e in preda a dolori lancinanti, il 9 settembre 1087. Nonostante fosse re, Guglielmo non era molto amato, nemmeno nella sua famiglia, e nessuno pensò a organizzargli un funerale, per cui la salma venne abbandonata insepolta e sarebbe finita così se uno dei suoi cavalieri, mosso da pietà, non avesse deciso di occuparsi della sepoltura. I funerali si sarebbero dovuti tenere a Caen, nella chiesa di Saint-Étienne, a oltre 100 km di distanza da Rouen. Fu così organizzato il trasporto della salma, il cui processo di decomposizione era già piuttosto avanzato. Giunti a Caen, un incendio in chiesa ritardò le esequie. In più, il proprietario del terreno sui cui sorgeva la chiesa fece ritardare ulteriormente il funerale. Il cadavere del corpulento re, per di più gonfio per gli effetti della decomposizione, fu spinto a forza nella bara, che venne sigillata alla bell’e meglio. Nel corso delle esequie, un rumore sinistro dal feretro… e tutti i presenti furono travolti, come in una vera e propria scena da film dell’orrore, da brandelli di carne putrida, visceri e pus. I gas risultanti dalla decomposizione avevano fatto letteralmente esplodere il corpo del defunto re e la bara che lo conteneva. Il funerale venne conluso frettolosamente e molti interpretarono il fatto come una punizione divina per le malefatte di Guglielmo. Così, in modo inglorioso, si chiudeva la vicenda umana del re conquistatore. Fu sepolto nella stessa chiesa abbaziale di Saint-Étienne. Le sue spoglie però non ebbero pace, perché furono riesumate nel corso del XVI secolo e poi sepolte nuovamente. La tomba venne oltraggiata poi nel corso della Rivoluzione francese, per cui tutte le ossa, a eccezione di un femore, vennero disperse.