Carlo Santagata, il ragazzo di 16 anni impiccato a Capua dai nazisti

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Gli sequestrarono il pane e poche cose che portava con sé, tra le quali c'era un orologio che gli aveva regalato il padre. Carlo, infuriato, decise di reagire....

Carlo Santagata nacque a Portici il 28 settembre 1927.
Nel 1936, insieme alla sua famiglia, si trasferì a Santa Maria Capua Vetere.
Andò ad abitare in via Torre.
A Santa Maria la famiglia Santagata trovò lavoro e una vita migliore.
Carlo era un bravo studente, intelligente e curioso, con tanta voglia di fare e imparare.
Finite elementari e medie, si iscrisse al liceo scientifico di Napoli.
Purtroppo l’inizio del conflitto gli impedì di frequentare le lezioni, ma riuscì comunque a continuare a studiare come privatista.
La situazione in zona era particolarmente difficile. Capua soprattutto, tra il 1940 e il 1945, subì ingenti danni dovuti ad attacchi e bombardamenti.
Dopo l’armistizio vi furono gravi ripercussioni sulla popolazione. I tedeschi consideravano gli italiani come traditori e non esitavano a vendicarsi sui civili indifesi.
Il 9 settembre 1943, un bombardamento senza precedenti, distrusse gran parte delle abitazioni capuane.
Morirono quel giorno oltre 1000 persone.
Il cibo scarseggiava.
Le truppe tedesche continuavano a seminare il terrore, depredando tutto ciò che riuscivano a trovare.
Nonostante la situazione difficile, la popolazione trovò la forza di reagire, costituendo dei Comitati di Liberazione che agivano in clandestinità, cercando di contrastare l’occupazione straniera.
In questo clima complesso e carico di tensione, la mattina del 5 ottobre, venendo da Santa Maria verso Capua, Carlo venne fermato da una truppa tedesca ad un posto di blocco.
Fu perquisito.
Gli sequestrarono il pane e poche cose che portava con sé, tra le quali c’era un orologio che gli aveva regalato il padre.
Carlo, infuriato, decise di reagire.
Andò al vicino macello e prese un fucile e alcune bombe a mano che sapeva essere conservate lì.
Uscì in strada e decise di affrontare tedeschi.
Si difese con grande valore fino alla fine, quando fu catturato, torturato e processato. Lo impiccarono a un gelso, nel tratto di strada che va da Capua verso Santa Maria.
Nonostante fosse morto, il suo corpo fu martoriato con alcune scariche di mitragliette e lasciato appeso all’albero, come monito per la popolazione.
Oggi quel gelso, ormai centenario, è ancora lì, silenzioso testimone di quel sacrificio. É protetto da un recinto, ed è stato inserito nell’albo regionale degli alberi monumentali. Lì accanto, nel 1972 é stata posta una targa, su cui sono state scritte queste parole:


«A questo albero fu impiccato Carlo Santagata
Medaglia d’oro della Resistenza.
Giovane sedicenne pur reso edotto dal pericolo cui andava incontro
si impegnava da solo in azion9i di guerriglia contro il nemico ripiegante
tra Santa Maria C. V. e Capua.
Catturato dal nemico, seviziato e impiccato
immolava la sua giovane esistenza con serenità e virile coraggio.
Luminoso esempio del tradizionale eroismo della gioventù italiana.
Santa Maria Capua Vetere – Capua 5 ottobre 1943»

BIBLIOGRAFIA

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