Il coraggio di Padre Massimiliano Kolbe ad Auschwitz

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Padre Kolbe non poté a restare indifferente. Uscì dai ranghi e si offrì volontario al suo posto. Le guardie accettarono questo gesto di misericordia e portarono Kolbe nel bunker con gli altri prigionieri....

Massimiliano Maria Kolbe, il cui vero nome era Rajmund, nacque a Zduńska Wola l’8 gennaio 1894.
Quando varcò il portone del campo di sterminio di Auschwitz nel maggio del 1941, era un presbitero e Francescano.
Venne immediatamente inviato al lavoro, vista la sua sana costituzione.
Padre Massimiliano era un uomo mite e disponibile verso gli altri. All’interno del campo aiutò e si prodigò per molti prigionieri. Il suo buon cuore veniva spesso premiato dalle guardie con un abbondante numero di bastonate, che avevano lo scopo di piegare la sua benevolenza.
Nonostante la proibizione assoluta che gli venne imposta, riuscì persino a celebrare un paio di messe prima della fine di luglio di quell’anno.
Nel frattempo fu trasferito al Blocco 14 e impiegato nei lavori di mietitura.
Proprio in quei giorni un prigioniero riuscì a fuggire. La sua azione causò una rappresaglia delle guardie del campo, che selezionarono dieci innocenti dalla baracca del fuggiasco, per farli morire nel bunker della fame del Blocco 11.
Uno di loro scoppiò in lacrime. Raccontò di avere a casa una famiglia che lo aspettava e due figli che lo amavano.
Padre Kolbe non poté a restare indifferente.
Uscì dai ranghi e si offrì volontario al suo posto. Le guardie accettarono questo gesto di misericordia e portarono Kolbe nel bunker con gli altri prigionieri.
Passarono due settimane.
I prigionieri rimasero nel bunker senza cibo e acqua.
Molti di loro morirono prima che le guardie riaprissero la porta di quella angusta prigione. Padre Kolbe e altri 4 uomini resistettero. Passarono il tempo pregando e cantando.
I giorni passavano e il bunker era diventato necessario per rinchiudere altri prigionieri.
E così si decise che i 5 sopravvissuti dovevano morire con un’iniezione di acido fenico.
Secondo la testimonianza di Franciszek Gajowniczek, il prigioniero sostituito da Padre Kolbe, prima di morire il sacerdote disse ad Hans Bock, capoblocco dell’infermeria dei detenuti, incaricato di effettuare l’iniezione: «Lei non ha capito nulla della vita…» e mentre questi lo guardava aggiunse: «…l’odio non serve a niente… Solo l’amore crea!».
Era il 24 agosto 1941.
Franciszek Gajowniczek riuscì a sopravvivere.
Tornò a casa da sua moglie, ma non rivide mai suoi due figli, che morirono durante un bombardamento.
Padre Kolbe venne beatificato il 17 ottobre 1971.

BIBLIOGRAFIA

• Laura Battaglia, Massimiliano Kolbe. Un santo nell’inferno, Edizioni Messaggero, 2008
• Luigi Francesco Ruffato (a cura), Massimiliano Maria Kolbe. Catechista della coscienza cristiana, Edizioni Messaggero, 2007
• Previtali David R., Due corone per la vita. San Massimiliano Kolbe, Edizioni dell’Immacolata, 2006
• Ragazzini Severino, San Massimiliano Kolbe. Vita, spiritualità e martirio, Edizioni dell’Immacolata, 2006

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