I “Massacri di settembre”…

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La folla, gran parte della quale formata dai membri dei circoli giacobini e dai sanculotti, il 2 settembre assaltò le prigioni di Parigi e iniziò a massacrare sommariamente i detenuti.....

Uno dei capitoli più oscuri e sanguinosi della Rivoluzione Francese furono i cosiddetti “massacri di settembre”; che durarono circa dal 2 al 6 del settembre 1792 durante i quali vennero uccise tra le 1.000 e le 6.000 persone.
Nel 1792 la Comune di Parigi e l’Assemblea Nazionale si trovavano a dover affrontare una guerra contro le più forti potenze d’Europa (Austria e Prussia su tutte).
Le notizie che arrivavano dal fronte però non erano delle migliori; giungevano resoconti di continue sconfitte dell’esercito francese e l’insurrezione in Vandea non facevano dormire sonni tranquilli ai capi rivoluzionari.
A Parigi e più in generale negli ambienti giacobini, si diffuse una certa psicosi che indusse i capi rivoluzionari a credere che le sconfitte dell’esercito fossero dovute alle informazioni che i prigionieri nelle carceri (in particolare nobili e realisti) riuscivano a far giungere oltre confine agli eserciti nemici e che quegli stessi arrestati fossero membri di un complotto antirivoluzionario.
A quel punto si diffuse il panico, sobillato anche dai capi rivoluzionari e dai sanculotti.
La folla, gran parte della quale formata dai membri dei circoli giacobini e dai sanculotti, il 2 settembre assaltò le prigioni di Parigi e iniziò a massacrare sommariamente i detenuti.
Andarono avanti per quasi una settimana.
Le cronache riportano di scene raccapriccianti, con detenuti torturati, copri smembrati, abbandonati e ammassati nei cortili delle prigioni o portati come trofeo per le vie di Parigi.
Vengono riportate cronache di linciaggi per le strade ed esecuzioni sommarie.
Vennero uccise migliaia di persone; si dice tutti appartenenti alla nobiltà e al clero ma tra essi vi erano anche detenuti comuni, anziani, ragazzini, avversari politici e chiunque fosse stato sospettato di non essere fedele in toto alla causa rivoluzionaria.
L’episodio più tristemente noto è quello di Maria Teresa Luisa di Savoia-Carignano Principessa di Lamballe.
Dopo che la famiglia reale venne condotta alla Torre del Tempio, i membri che non facevano parte della famiglia reale vennero arrestati; tra loro vi era anche la Principessa di Lamballe che venne condotta alla Petite Force.
I primi giorni di settembre la prigione venne assaltata e la principessa fu condotta nel cortile dove venne inscenato un processo durante il quale giurò per l’uguaglianza e la libertà del popolo ma non per l’odio verso la monarchia.
Allora la giovane nobildonna venne torturata, decapitata e il suo copro squartato.
La testa venne portata in corteo e data a un parrucchiere affinché la lavasse e la acconciasse.
Infilzata su una picca, la testa della principessa di Lamballe venne portata alla Torre del Tempio.
La folla si mise sotto la finestra della regina Maria Antonietta e iniziò a chiamare a gran voce la sovrana affinché si affacciasse per salutare l’amica.
Si racconta che la Regina non volle affacciarsi e, dopo aver saputo da una guardia cosa stesse accadendo, svenne.
Un’altra versione invece riporta che Maria Antonietta evitò di mostrarsi ma vide la scena e cadde a terra svenuta.
Dopo quei giorni sanguinosi, i Girondini accusarono pubblicamente Danton e Marat di essere stati i mandanti dei massacri, sobillati anche da agenti provocatori come la spia e giornalista De La Touche.
Anche Robespierre condannò i massacri, sostenendo che tali atrocità e violenze sommarie fossero indegne dello spirito rivoluzionario.
Decise così di istituire il Tribunale Rivoluzionario in modo da impedire che si ripetessero tali episodi e che venissero uccise persone non ancora giudicate colpevoli.
Si racconta che Charlotte Corday pugnalò Marat nella sua vasca durante l’esilio, per vendicare i Girondini e perché lo considerasse il mandante dei massacri.
Il 17 ottobre 1926 Papa Pio XI beatificò 191 vittime dei massacri come martiri in odium fidei.

BIBLIOGRAFIA

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