Come anticipato nello scorso articolo, è il momento di entrare più in dettaglio in alcune aspetti di questa festa. Ricordo brevemente che ci troviamo a Luzzogno nella media Valle Strona in provincia del VCO , ed ovviamente siamo in Piemonte. Oggi sarò costretto a sintetizzare molto e quindi chiedo in anticipo perdono e utilizzerò una suddivisione per paragrafi . Bando le ciance ed iniziamo a camminare… Sempre comodamente seduti in poltrona!
L’oratorio divenuto Santuario

Il Santuario della Colletta è situato su uno sperone roccioso da tra il nome, domina il paese ad una ventina di minuti dall’abitato, al di là di un piccolo torrente che vi scorre nei pressi per confluire nel fiume Strona (il fiume che da il nome alla valle, il termine dovrebbe derivare dall’antico celtico e dovrebbe significare “fragore, rumore tumultuoso”).
L’origine precisa del santuario non è attestata. Alcune fonti sembrerebbero indicare il piccolo colle di Luzzogno come luogo di culto mariano, ma che potrebbe avere origini precristiane, molto antico, trasformato, attraverso i secoli, nell’oratorio che oggi conosciamo.
Il vescovo Carlo Bascapè nella sua prima visita pastorale alla Colletta, il 9 settembre 1597, parla infatti, di una antica statua in legno di Maria intenta ad allattare il Bambino, ai tempi già rovinata e corrosa e quindi da sostituire. Dovete sapere che la raffigurazione di “Maria Lactans” è la più antica effige conosciuta della Madre di Dio, importata in Europa dall’Oriente a seguito delle Crociate (1095-1291).
Il motivo della costruzione è illustrato nell’affresco sopra la porta d’ingresso. Racconta una tradizione del paese che un uomo della famiglia Gozzano ed un suo compagno di lavoro, entrambi palai, furono inconsapevoli spettatori di una rapina ad un gruppo di soldati, che scortavano due muli carichi d’oro. Qualcuno da lontano vide, chiamò aiuto e le guardia acorse, scambiarono i due spaventatissimi testimoni dell’aggressione per ladri e li arrestarono.
Proprio dietro le sbarre viene rappresentato il povero Gozzano mentre invoca la Madonna della Colletta. Fino alla metà del 1700 la Chiesa era costituita dall’ampliamento di una primitiva cappella di epoca ignota, trasformata in oratorio attorno al 1455 e dal “corpo” dell’edificio che venne aggiunto nel 1600 quale adempimento, secondo la tradizione del voto sopra menzionato.

Ex-voto
Le pareti del santuario sono coperte di tavolette votive. Di ex-voto se ne contano 96, realizzati dal 1700 in poi. Nella casistica dei miracoli si legge che i più numerosi si riferiscono a cadute, seguono alla pari malattia e incidenti su strada, poi ci sono gli eventi bellici, le cadute di massi, di fulmini, cadute in acqua ed in agguati. Si sa con certezza che nel secolo scorso operavano in paese pittori di tavolette votive. Giacomo Boretti di Luzzogno, firmava ex-voto a cavallo del secolo, e prima ancora Giuseppe Mattazzi di Massiola, decoratore a Torino, non disdegnò qualche espressione popolare. In anni più recenti si è fatta conoscere come pittrice di ex-voto anche Maria De Giuli. I miracoli non sono più campestri, avvenuti all’aria aperta, ora sono incidenti legati all’automobile, al treno, molti accaduti nella fabbrica, ma testimoniano sempre una solida fede nella Madonna della Colletta.

Il Comitato
A rivestire il ruolo più importante nell’organizzazione dell’evento è il Comitato Festeggiamenti Triennali Madonna della Colletta. Si tratta di un’associazione costituita da un gruppo di persone che si prende l’impegno di coordinare le varie iniziative ed organizza la Festa Triennale.
Un tempo i compiti del comitato erano esclusivamente quelli di organizzare la festa con tutte le attività, oltre che effettuare lavori di manutenzione e riparazioni presso il Santuario e coordinare tutto quanto avesse a che fare con la Festa. Solo negli anni ’70-’80 viste le accresciute necessità di gestione del Santuario e delle sue infrastrutture, si è ritenuto di mantenere in carica il Comitato di triennio in triennio. Tutti i lavori, eseguiti esclusivamente con il volontariato, sono il frutto della collaborazione tra il Comitato e la popolazione di Luzzogno, ma sono soprattutto il risultato della grande fede e dedizione che la popolazione di Luzzogno nutre per la Beata Vergine della Colletta, che al richiamo della piccola campanella (presente al santuario), corre e offre tutto quello che rendere il proprio paese sempre più accogliente e per far sì che la festa Triennale sia sempre più bella e Luzzogno sia sempre più “lux-omnium” luce delle genti, luce dei cuori e della fede mariana.
Alcune particolarità etnografiche
La tela e la galleria
La scenografia che fa da sfondo alle manifestazioni legate alla festa della Madonna della Colletta è di una tale suggestione da fare di questa ricorrenza non solo un avvenimento religioso, ma anche la riproposta di modi di vita, di manifestazioni che non conoscono e riportano al ciclo di vita contadino.
Come anticipato la “galleria” è l’elemento principe ed è frutto del lavoro e dell’impegno di tutta la comunità che si prodiga per mesi perché la festa sia sempre all’altezza della sua tradizione e della sua fama.
La costruzione del tunnel richiede abilità ed esperienza è lungo circa 100 metri e collega la Chiesa Parrocchiale all ‘oratorio di Santa Marta è costituito da una struttura portante su cui vengono collocati, con una particolare tecnica (la cosiddetta piegatura “a fisarmonica”), a forma di padiglione, pezze di tela di canapa, filata e tessuta dalle donne in tempi ormai lontani. Queste tele vengono conservate con grande cura unicamente per l’edificazione di questo straordinario paesaggio. L’addobbo è in stile veneziano: un vero tripudio di palloncini, luci e festoni multicolori (questi festoni richiamano diversi riti d’oltralpe in territorio svizzero-tedesco).
C’è una suddivisione dei compiti nella costruzione della galleria: il lancio delle tele è affidato agli uomini, mentre le donne effettuano i lavori di rifinitura della galleria, ovvero la posa delle lenzuola terminali e dei secchiellini di candele (di cui abbiamo parlato la volta scorsa)
Infine, oltre alla galleria, lungo il percorso processionale sono stati eretti anche degli “archi di trionfo” e si realizzano con due piante di faggio luinghe e sottili piegate ad arco, con rami frondosi intrecciati ad altri di pino e addobbati con ghirlande e palloncini di carta colorata. Anche le case vengono addobbate con palloncini, festoni, scritte inneggianti a Maria, rosari e decorazioni religiose colorate ed illuminate in modo da creare un effetto magico…quasi da sogno!

I falò: riti di passaggio
La festa della Madonna della Colletta diventa anche un vero e proprio rito di passaggio. Questa teoria è uno dei cardini dell’analisi antropologica. Venne elaborata nel 1909 dall’etnologo francese Arnold Van Gennep. Per lo studioso queste manifestazioni folkloriche sono lo strumento sociale attraverso cui “gli uomini organizzano e rendono comprensibile a se stessi i passaggi attraverso le diverse condizioni in ui è ripartito l’universo sociale”
La struttura rituale teorizzata si articola in tre momenti ben distinti (separazione, margine ed aggregazione) che a loro volta caratterizzano un rituale specifico.
Entrando nello specifico il primo falò, denominato “dei matai”, ovvero dei bambini, è costruito in un luogo accessibile, con materiale di recupero che gli stessi ragazzi riescono a reperire (tramite una sorta di questua). Mentre risulta più interessante il “falò della Loccia”, ovvero quello dei costritti. Esso è costruito solo ed esclusivamente da maschi, con una fascia d’età che varia dai 18 ai 21 anni (il periodo in cui si doveva prestare servizio militare). A differenza del falò dei matai il luogo in cui viene acceso è difficile da raggiungere, la preparazione è affidata completamente al gruppo di giovani, che devono occuparsi di reperire il materiale, della realizzazione della pira e della sua accensione. Ecco che emerge l’aspetto di “prova”, di “dolore” e di “iniziazione” turneriana al rito. Tra i tanti falò accesi quello della Loccia è certamente il più suggestivo: le fiamme, complice anche l’illusione prospettica, si stagliano alte nel cielo per diversi metri, sovrastando per magnificenza tutti gli altri fuochi accesi al passaggio della Madonna.

Il “percorso di luce”
Già nelle preghiere alla Madonna la luce fa capolino più volte a rischiarare la via del fedele, i falò illuminano dall’oscurità della notte e tutti i lumini, le fiaccole e le luci che vengono realizzate per la festa ci descrivono, a livello etnografico, un “percorso” che viene ben delineato anche grazie alla presenza di alcuni santi tra cui: San Giovanni Battista, San Rocco (santo della Canicola protettore della peste) e soprattutto Santa Lucia che già nelle agiografie maggiori viene ricordata per il suo doloroso martirio: le vengono strappati gli occhi…ma se “scaviamo più a fondo” andando nelle agiografie dei santi minori troviamo una particolarità davvero interessante: prima Santa Lucia viene uccisa con il taglio della gola, la santa non muore le viene inferto il martirio e la santa non muore solo a quel punto gli aguzzini decidono di bruciarla al rogo: come le streghe!
I più attenti alle nostre “Cartoline dal Territorio” si ricorderanno di quanto ho scritto su un altro paese della Valle Strona: Sambughetto che è sostanzialmente di fronte (in linea d’aria) a Luzzogno. Quindi Sambughetto paese delle streghe e di animali preistorici nascosti in caverne dove il sale manca per tre mesi all’anno…e… Luzzogno il paese della luce!

I prossimi passi per accogliere la Madonna nel 2025!
Il Comitato, motore infaticabile della festa, sta già lavorando alla prossima triennale, grazie ad un paio di azioni molto interessanti: la creazione di un bel gruppetto di giovani che stanno promuovendo la festa e la creazione di un museo/centro di documentazione della festa. L’operazione sarà molto particolare perché lo si vorrà costruire in maniera compartecipata: ovvero la comunità lavorerà a stretto contatto con i professionisti di Musei Emotivi per realizzare questo spazio di comunità ed al contempo si sta già pensando alla rete di percorsi ad anello che possono “intrecciarsi” con questo nuovo punto culturale. Il tutto ovviamente richiede tempo: precisamente un triennio!
Non mi rimane che rinnovare l’invito a raggiungere Luzzogno sabato 10 e sabato 17 settembre già dal primo pomeriggio per ammirare questo tripudio di colori, di fede e di tradizione contadina (in caso contrario dovrai aspettare il 2025!). Quest’anno il Comitato Festeggiamenti (il gruppo di volontari che conserva e valorizza la festa) ha deciso di mettere a disposizione dei visitatori oltre al sottoscritto, in qualità di guida ufficiale, un gruppo di “Apprendisti Ciceroni” che dalle ore 15 dei due sabati citati racconteranno la festa per accogliere tutti e renderli più vicini alla comunità di Luzzogno.
Non rimane che darci appuntamento alla prossima “Cartolina dal Territorio”!