9 agosto 1946: Nagasaki

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La mattina del 9 agosto 1945 l'equipaggio del Boeing B-29 Superfortress decollò con a bordo la bomba atomica soprannominata "Fat Man", con destinazione Kokura, obiettivo iniziale della missione....

La mattina del 9 agosto 1945 l’equipaggio del Boeing B-29 Superfortress decollò con a bordo la bomba atomica soprannominata “Fat Man”, con destinazione Kokura, obiettivo iniziale della missione.
Le condizioni meteorologiche e la fitta presenza di nubi non permisero di individuare l’obiettivo con precisione.
Dopo 3 passaggi sulla città, ormai a corto di carburante,  il bombardiere fu  dirottato sull’obiettivo secondario, Nagasaki. 
Alle 07:50 del mattino il silenzio della città che di stava animando, venne interrotto dall’allarme aereo che suonò per circa 40 minuti.
Alle 11:02, il capitano del Superfortress individuò il nuovo obiettivo.
Ancora una volta le nubi rendevano la missione impegnativa.
Con difficoltà l’obiettivo venne individuato.
“Fat Man” iniziò la sua discesa verso la zona industriale della città.
La bomba esplose  a quasi 4 km a nord-ovest dal punto prestabilito.
Gran parte della città si salvò, protetta dalla colline circostanti.
Successivamente si stima che almeno 35.000-40.000 dei 240.000 residenti a Nagasaki vennero uccisi allo scoppio dell’ordigno, mentre oltre 55.000 rimasero feriti.
A documentare i drammatici  effetti delle due bombe atomiche sganciate a Hiroshima e Nagasaki, fu inviato Joe O’Donnell, giornalista e fotografo americano, che lavorava per la United States Information Agency.
Nel suo peregrinare fra le macerie di una città divenuta, con Hiroshima, il simbolo della devastazione della guerra , vide un bambino con un fagotto sulla schiena.
Portava sulle spalle il fratellino più piccolo, che all’apparenza poteva sembrare addormentato.
Quando si avvicinò si accorse che era morto.
Il bimbo più grande lo stava portando alla cremazione.
Il suo volto era impassibile, fiero, il suo corpo impettito, impegnato con tutto sé stesso in quella missione di umanità e rispetto verso il fratellino.
Questa immagine rimase indelebile nella sua mente.
O’Donnell passò molto mesi a documentare  gli effetti  della bomba atomica.
Ma qualcosa dentro di lui era cambiato.
Fu così che decise di condividere con il mondo i suoi scatti, perché tutti potessero comprendere quello che era avvenuto in quei giorni in Giappone.
Durante un’intervista nel 1995, rilasciata  all’emittente giapponese Nhk Tv,  il fotografo dichiarò: “Voglio esprimervi questa sera il mio dolore e rammarico per il dolore e la sofferenza causata dai crudeli e inutili bombardamenti atomici delle vostre città. Mai più Pearl Harbor! Mai più Hiroshima! Mai più Nagasaki!”.
A noi restano i suoi scatti, nella speranza che possano servire in futuro per far sì che mai più nessuna nazione decida di impiegare la bomba atomica per risolvere un conflitto.


BIBLIOGRAFIA

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