Quelle donne internate in manicomio perchè troppo scomode…

Tempo di lettura: 3 minuti

Durante il regime fascista una donna poteva essere internata in manicomio se presentava uno dei seguenti sintomi:

• troppo loquace
• instabile
• incoerente
• stravagante
• capricciosa
• visibilmente eccitata
• insolente
• poco docile
• bugiarda
• impertinente
• cattiva
• prepotente
• ninfomane
• impulsiva
• nervosa
• erotica
• allucinata
• irrequieta
• ciarliera
• irriverente
• petulante
• maldicente
• irosa
• piacente
• smorfiosa
• irritabile
• clamorosa
• minacciosa
• rossa in viso
• esibizionista
• menzognera
• dedita all’ozio
• civettuola

33 sintomi, per altro alcuni molti simili fra loro.
Impossibile non averne almeno uno… o più  di uno.
Bastava non rientrare nei canoni imposti dal regime oppure essere invise  a qualcuno per finire in manicomio.
Nel dopoguerra la situazione non è migliorata molto: gelosia e scarso interesse per l’andamento della vita familiare erano sufficienti per aprire la procedura di internamento.
“Mio marito voleva togliermi di torno, si era stancato di me ha pensato di mettermi lì per stare libero”.
Queste sono le parole di Rossana, che ha passato 30 anni rinchiusa nel manicomio di Santa Maria della Pietà di Roma, il più grande d’Europa.
Una città  nella città,  o come certi la chiamavano… la città dei pazzi.
Ben 37 padiglioni,  disseminati su una superficie di 270.000 mq, con una capacità di oltre 3.000 posti.
I pazienti erano suddivisi in:

• pericolosi per sé
• pericolosi per gli altri
• pubblico scandalo

Una vita lontano da occhi indiscreti,  nascosti come esseri indesiderati, incapaci di far parte del “mondo”, una vergogna per quelle famiglie che avevano la sfortuna di averli fra le mura di casa, un fastidio.
Rossana era una di loro.
Fa parte di quella schiera di donne che sono state internate sane, senza nessuna patologia.
Era sufficiente andare contro la volontà̀ del marito o della propria famiglia, oppure avere un comportamento considerato ribelle per quell’epoca.
E così per molte mogli indesiderate si  apriva la porta del manicomio.
Rossana è  entrata in uno dei padiglioni del Santa Maria della Pietà quando aveva solo 22 anni, nel 1964.
Litigava col marito, diceva la sua,  si faceva valere.
Quando è  stata ricoverata per la prima volta suo figlio aveva solo 5 anni.
Dopo la chiusura del Santa Maria della Pietà, Rossana ha potuto riprendere a vivere.
Suo figlio è accanto a lei.
Tanta sofferenza,  tanti ricordi.
Tante donne dimenticate e allontanate dalla famiglia, tante storie a cui dare voce….

BIBLIOGRAFIA

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