Alfredino Rampi aveva 6 anni quando la sera del 10 giugno 1981 cadde in un pozzo artesiano a Vermicino, vicino a Roma.
Era lì in vacanza con la famiglia: suo padre Ferdinando, sua madre Francesca, suo fratello di 2 anni, Riccardo e la nonna Veja.
Dopo giorni di tentativi inutili, di lacrime della famiglia, dei soccorritori, dell’Italia intera che lo guardava spegnersi poco a poco, mentre cercava di resistere al freddo e al buio in quel maledetto buco,
Alfredino si era arreso il 13 giugno alle 5 del mattino.
Con lui la mamma e il pompiere Nando, padre di 4 figli, che ha cercato fino allo stremo delle forze di portarlo in salvo.
“Alfredo sono Nando, sono un pompiere.
Tu conosci i pompieri vero?….sono come Mazinga…forti e veloci, tra poco saremo da te…”
E Alfredino aveva fiducia in quell’uomo, sapeva che con lui c’era mamma Francesca e questo gli dava forza.
” Sbrigati Nando, ho freddo e ho paura…qui è tutto buio…”
Nando era rimasto con lui 2 giorni e 2 notti, lo aveva confortato, lo aveva sentito piangere e urlare di dolore.
Poi tutto era andato storto…il pozzo parallelo non aveva funzionato.
Il venerdì notte aveva smesso di parlare. I soccorritori erano rimasti con l’orecchio teso per captare il più piccolo rumore, un battito del suo cuore.
All’alba era stata calata una micro telecamera, vicino al suo viso.
La prima immagine che era apparsa sul monitor era drammatica. Il piccolo era immerso nel fango fino al collo e aveva in braccio piegato dietro la schiena, in una posizione innaturale.
Aveva un solo occhietto aperto.
Il cuore di Alfredino aveva smesso di battere. L’Italia intera era in lacrime, con la famiglia Rampi, con i soccorritori, col presidente Pertini, con il coraggioso Nando…
Il magistrato aveva poi dato ordine di versare dell’azoto liquido nel pozzo, per preservare il piccolo corpo.
Venti giorni dopo i minatori di Terni lo avevano estratto.
Alfredino Rampi è rimasto nel cuore di tutti noi, come un fratellino, per cui abbiamo sperato e abbiamo pianto.
