Durante la guerra in Bosnia Erzegovina, tra il 1992 e il 1995, migliaia sono state le donne sottoposte a tortura, stupri sistematici e ripetuti.
Un numero imprecisato di loro è stato ridotto in schiavitù sessuale, costretto a gravidanze forzate e ad altre forme di violenza sessuale.
Delle decine di migliaia di crimini sessuali commessi, i casi giudicati dal Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia, dalle corti nazionali o da quelle locali sono stati meno di 40.
Un numero del tutto ininfluente rispetto alla quantità di casi di cui si è a conoscenza…
La realtà che tutti ignoriamo è che molte sopravvissute stanno ancora combattendo oggi i postumi delle violenze subite, sia sul piano fisico, che su quello emotivo e sociale.
Affrontano le difficoltà della vita quotidiana in silenzio, molto spesso isolate e dimenticate.
Sono vittime che non otterranno mai giustizia ma che porteranno sul proprio corpo e nella propria anima i segni di tutto quello che hanno vissuto il nome della pulizia etnica.
Lo stupro è stato utilizzato come strumento di terrore, portando questo conflitto ad un livello diverso.
Il primo verdetto espresso dai giudici dell’Aja in merito agli stupri sistematici è del 22 febbraio 2001.
In discussione erano i fatti avvenuti a Foca.
Il sistema organizzato in quell’area dalle forze serbo bosniache prevedeva una serie di centri di detenzione nella cittadina e nei dintorni.
A Foca c’era l’edificio chiamato “Partizan”, una palestra trasformata in luogo di detenzione per le donne bosniaco musulmane ridotte in schiavitù.
Sul banco degli imputati c’erano Zoran Vukovic, Radomir Kovac e Dragoljub Kunarac. Sono stati condannati dall’Aja, per i fatti di Foca, rispettivamente a 12, 20 e 28 anni di carcere.
Sono stati accusati di crimini di guerra e contro l’umanità è giudicati colpevoli per aver stuprato un numero imprecisato di donne e ragazze, alcune di età compresa fra i 12 e i 15 anni.
Molte delle vittime dei campi di concentramento di Foca donò scomparse senza lasciare traccia.
