Maggio del 1977.
In una gradevole casa prefabbricata alla periferia di Red Bluff, una piccola cittadina nella Valle del Sacramento, in California, una giovane coppia si sta preparando ad uscire con la loro bambina.
Sono Cameron e Janice Hooker.
Lui ha circa 30 anni, i capelli castano cenere, portati con un goffo riporto sulla fronte, gli occhiali da vista a goccia, il naso grosso.
Lei ha un aspetto anonimo. Più bassa di lui, minuta e occhialuta.
I due si sono sposati qualche anno prima, dopo un lungo fidanzamento.
Si sono conosciuti giovanissimi: lui timido e con grossi problemi a interagire con gli altri, lei anonima, rassegnata al fatto che non avrebbe mai incontrato l’anima gemella.
Fin da subito la loro unione mostra tutte le caratteristiche di un amore malato.
Janice è sottomessa e dipendente da Cameron.
Cameron è un sadico sessuale che sperimenta sulla sua compagna le sue più perverse fantasie: la picchia, la frusta e la umilia appena ne ha l’occasione.
Lei sopporta per amore di quel ragazzo fino al matrimonio, poi decide di dire basta. Per non perderlo accetta un compromesso, sarà un’altra donna a subire le sue torture mentre a lei resterà soltanto la parte bella della loro unione.
Prendono una decisione che condizionerà tutta la loro esistenza.
Insieme avrebbero rapito una donna per farla diventare la loro schiava sessuale.
Fanno un primo tentativo.
Portano a casa una ragazza e la richiudono in cantina. Si chiama Marie Elizabeth Spannhake.
Lei continua a urlare.
Cameron si innervosisce e le recide le corde vocali. La ragazza sta morendo lentamente dissanguata quando lui decide di spararle e di seppellirla.
Passa un po’ di tempo.
Quella mattina di maggio la coppia è in cerca di una nuova schiava. Incrociano la loro strada con una ragazza di 20 anni dai lunghi capelli rossi, Colleen Stan.
Sta andando a una festa di compleanno nella California del Nord, facendo l’autostop.
Quando la macchina degli Hooker si avvicina, lei guarda dentro e vede una coppia
con una bambina seduta in un seggiolino sul sedile posteriore.
Da loro può accettare un passaggio, non hanno l’aria pericolosa….e così decide di salire.
L’uomo inizia quasi subito a fare discorsi strani sui giovani che in quel periodo spariscono senza lasciare traccia.
Si fermano per una sosta in un’area ristoro.
Colleen non si sente più tranquilla.
Poi ci pensa, si sente sciocca a dubitare di quei due sconosciuti a passeggio con la loro bambina.
Ripartono e durante il viaggio Cameron le offre una barretta di cioccolata, comprata apposta per lei. Tutto sembra andare bene, poi improvvisamente toni e umori cambiano.
Cala il silenzio.
L’auto gira in una strada sterrata.
Prima che Colleen riesca a reagire, si trova con un coltello puntato alla gola.
Viene chiusa nel bagagliaio della macchina con uno strano marchingegno intorno alla testa.
Ripartono.
Per dove?
Dopo qualche chilometro l’auto si ferma.
La fanno scendere e la portano in un ambiente chiuso, dopo aver sceso alcuni gradini.
Non vede nulla.
La spogliano e l’appendono per i polsi a un gancio.
Colleen capisce in quel momento che forse non farà più ritorno a casa.
Inizia così la sua educazione.
Per piegare la sua volontà e renderla obbediente e silenziosa, la tengono tutto il giorno in una scatola, come un bambola.
La ragazza capisce molto presto che per sopravvivere deve fare tutto quello che gli Hooker vogliono.
Sopporta ogni genere di sevizia e si abitua a vivere in quella scatola sotto il loro letto ad acqua, 23 ore su 24.
La legano in modo che possa a malapena respirare.
Nell’unica ora di libertà, viene nutrita e deve espletare tutte le sue funzioni corporali.
Per il resto della giornata resta segregata al buio e in silenzio, picchiata e torturata.
Non hanno con lei nessun rapporto sessuale, ma la sottopongono a ogni genere di sevizia sessuale.
Vanno avanti così fino al giorno in cui Janice si accorge che la ragazza assorbe completamente le attenzioni del marito e quindi lei si sente messa da parte. La donna decide di permettere il marito di avere rapporti completi con Colleen, a patto che lei possa essere presente e che lui le dedichi del tempo.
Janice resta incinta.
Partorisce in casa, sul letto ad acqua.
A quel punto Colleen é completamente sottomessa e così Cameron decide di consentirle di passare del tempo in casa in modo che la ragazza possa aiutare la moglie nella gestione dei figli.
Per tenerla libera nel loro appartamento, ma soggiogata psicologicamente, la coppia le racconta dell’esistenza di una fantomatica setta chiamata The company che, se avesse osato ribellarsi o tentare di scappare, avrebbe fatto del male alla sua famiglia. La minaccia funziona e la ragazza diventa una schiava perfetta.
Colleen può uscire a fare jogging, cura i bambini e la casa e la sera torna nella scatola. Gli Hooker sono talmente certi del loro potere sulla mente della giovane che le permettono addirittura di andare a trovare i familiari.
Quando Colleen si presenta ai suoi genitori, come se nulla fosse, vestita con abiti cuciti a mano, stranita e in compagnia di uno sconosciuto che dice di essere il suo fidanzato, i suoi non fanno nulla, non cercano di trattenerla o di indagare ulteriormente, hanno troppa paura di non vederla più. Credono che quel modo di vivere sia una scelta libera della loro figlia e in ricordo di quei momenti passati insieme, le scattano una foto abbracciata al suo aguzzino.
Non immaginano certo quello che in realtà sta passando.
Il suo comportamento irreprensibile e sottomesso le fa guadagnare ancora un po’ di libertà.
A Colleen viene permesso di avere contatti con i vicini, che non sospettano nulla.
Janice è sempre più preoccupata.
Quella guadagnata libertà della loro schiava, le fa temere un cambio degli equilibri familiari.
Un giorno decide di confessare a Colleen che The company é solo un’invenzione del marito per spaventarla.
Le dice di fuggire, di andarsene lontano.
Colleen scappa, ma non sporge denuncia. Non se la sente, vuole solo riprendere a vivere.
È il 1984.
Sono passati 7 anni.
È viva, ha resistito a tutto, è sopravvissuta in una scatola e a qualsiasi privazione.
Sarà Janice a denunciare il marito 3 mesi dopo, raccontando alla polizia anche il rapimento e l’omicidio di Marie Elizabeth Spannhake, scomparsa nel 1976.
Cameron Hooker viene arrestato e processato. Sconta una pena di 104 anni per sequestro di persona, stupro, violenza, minacce e omicidio.
Sua moglie Janice, che ha scelto di denunciare il marito e autodenunciarsi, ha subito una sentenza molto più lieve.
Colleen è tornata alla sua famiglia.
Si è sposata e ha avuto un figlio.
Oggi aiuta la donne vittime di violenza a convivere con i traumi dell’esperienza vissuta.
