Questa è la storia di una bambina innocente, come tutti i bambini, la cui unica colpa è stata quella di nascere ebrea.
Fu comunque molto fortunata perché la sua strada si incrociò con quella di Irena Sendler.
Bieta, Elzbieta Ficowska, era nata nel ghetto di Varsavia.
Ha potuto raccontare la sua storia perché poco dopo la sua nascita fu portata fuori dal ghetto di nascosto.
La sua vera madre rinunciò a lei pur di salvarla e di cercare di darle un futuro. La affidò, poco dopo la nascita, a quella che poi sarebbe diventata la sua mamma adottiva che, in quei giorni tremendi, collaborava con Irena Sendler per proteggere i bambini in pericolo.
Per portarla fuori dal ghetto la donna si era affidata a uno dei suoi figli più grandi, che lavorava come muratore ed entrava spesso nel ghetto per raccogliere mattoni con il suo furgoncino.
Bieta venne sedata, perché uno strillo sarebbe stato subito intercettato dai soldati ai posti di controllo.
Per trasportarla la chiusero in una scatola di legno, nella quale erano stati praticati alcuni buchi per consentirle di respirare.
Il giorno in cui la piccola venne fatta uscire dal ghetto, fra i detriti e i mattoni, aveva con sé solo un cucchiaino d’argento, su cui c’erano incisi il suo nome, o meglio, il suo soprannome, Elzunia, il suo cognome e la sua data di nascita, 5 gennaio 1942.
Molto anni dopo, Bieta Ficowska scoprì la sua vera identità. Aveva 17 anni.
In quegli anni viveva nel convitto di una scuola privata, gestita dalle suore.
Un giorno andò a trovarla un’amica che le rivelò le sue vere origini.
Bieta non sapeva nulla, perché la sua mamma adottiva aveva mantenuto il segreto.
Dopo molte ricerche, un giorno decise di andare a chiedere informazioni al direttore dell’Istituto storico ebraico di Varsavia, che però le negò il suo aiuto e la invitò a gettarsi alle spalle il suo passato.
Ma nonostante le difficoltà e il silenzio che regnava in quegli anni sulla Shoah, riuscì a ricostruire il suo passato.
Bieta è sopravvissuta all’odio, alla sopraffazione e alla morte scritta nel suo destino di bambina nata nel ghetto di Varsavia.
Ha vissuto la sua vita onorando il ricordo delle donne che le hanno salvato la vita: la sua mamma biologica, che l’ha amata al punto di rinunciare a lei, la sua mamma adottiva, che le ha dato una nuova possibilità e l’ha accompagnata in ogni momento anche il più difficile, la sua terza mamma Irena Sendler, che ha salvato lei e migliaia di bambini nati sotto la stella sbagliata…
