Sei nata dalla monnezza… segregata in casa e incatenata per 4 anni

Tempo di lettura: 4 minuti

Costretta a dormire per terra, con solo una coperta sudicia a scaldarla... Presa a calci, pugni, picchiata con qualsiasi oggetto....

Aiello, provincia di Avellino.
Un piccolo paese in questi giorni è scosso da una notizia incredibile, che pare inverosimile. Una giovane donna è rimasta segregata in casa, incatenata al letto dei propri genitori, per quasi 4 anni.
Da quando è nata ha subito violenze di ogni tipo da parte della madre.
Costretta a dormire per terra, con solo una coperta sudicia a scaldarla, tenuta a digiuno per quasi tutta la giornata, con la possibilità di consumare un solo pasto al giorno.
Presa a calci, pugni, picchiata con qualsiasi oggetto che avesse a disposizione, con i cavi scart della televisione, con la scopa.
Sporca, coi vestiti non lavati.
Fin da bambina viene additata dai compagni come la puzzona, non la vogliono come vicina di banco.
I fratelli, il padre, la nonna, in tanti sanno.
I genitori degli altri alunni fuori da scuola parlano di quella povera bambina sempre piena di cerotti, e per 40 giorni con un braccio rotto.
Eppure il tempo passa, la violenza non finisce mai e nessun cavaliere dalla bianca armatura viene a salvarla, nonostante la famiglia sia sotto la “sorveglianza” degli assistenti sociali per lungo tempo.
Solo durante le feste comandate può uscire di casa, ovviamente sotto il controllo della madre che la minaccia che alla prima parola sbagliata gliela farà pagare. E così tutta la famiglia recita, simula una serenità apparente che in realtà non esiste perché tutti temono quella donna tanto violenta e prevaricatrice
Viene ritirata da scuola a 14 anni, senza aver concluso il ciclo di studi dell’obbligo.
La madre è la sua aguzzina, la sua carceriera, non la perde mai di vista.
La chiama schiava, p…..a, le dice “Sei nata dalla monnezza…”.
Quando la donna esce di casa la chiude in camera da letto, con le tapparelle abbassate, al buio.
Ore…giorni…. anni…
Un giorno quella bambina, diventa maggiorenne e scappa.
Ritrovata in bosco dai carabinieri, viene riportata a casa.
Ha l’occasione di raccontare la verità, di dire tutto quello che da anni sta subendo, ma non parla perché più grande é la paura di essere abbandonata da quella famiglia che non la ama, di finire in mezzo a una strada.
Da quel giorno non esce più, resta incatenata a letto dei suoi genitori.
Passano di nuovo ore, giorni, anni, fino a che una delle sue sorelle non ce la fa più a vederla in quelle condizioni e decide di denunciare quella situazione.
Ha paura delle ritorsioni, della violenza che sua madre e i suoi fratelli le hanno promesso se dirà qualcosa, ma ce la fa, va dai Carabinieri e parla di quella madre aguzzina e di quella sorella magra, denutrita, spaventata, che vive per terra con una caviglia legata a una grossa catena.
E così finalmente si aprono le porte della libertà per questa giovane donna che oggi ha 22 anni e che non ha mai conosciuto in tutta la sua vita il valore di una carezza, di un bacio o di un abbraccio da parte di chi li aveva dato la vita.
Ora lei e la sorella sono in un luogo sicuro, protette da quelli istituzioni che, secondo me, fino a pochi giorni fa, sono state manchevoli.
La madre aguzzina è in carcere, ha accusato un malore e non se l’è sentita ancora di raccontare nulla agli inquirenti.
Il padre e i fratelli sono attualmente in libertà, in attesa che la giustizia faccia il suo corso.
Mille sono le domande che ci si dovrebbe fare.
Com’è possibile che nessuno dei vicini di casa, nessuno dei parenti, nessuno degli assistenti sociali che avevano fatto visita alla famiglia in quegli anni, nessuno della scuola, nessuno… abbia mai fatto concretamente qualcosa per salvare quella povera bambina, diventata donna a suon di schiaffi, pugni, calci e umiliazioni. Sarebbe bello che in questa triste storia ci fosse un lieto fine, fatto di punizioni esemplari per tutti coloro che per anni sapevano ed hanno taciuto.
Sarebbe bello che una volta tanto il cavaliere dalla bianca armatura fosse vestito di giustizia.

BIBLIOGRAFIA

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