RUANDA, i 100 giorni del genocidio dei TUTSI

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100 giorni. È quanto è  durato il genocidio in Ruanda. 100 giorni di sangue, morte distruzione, violenza....

100 giorni.
È quanto è  durato il genocidio in Ruanda.
100 giorni di sangue, morte distruzione, violenza.
100 giorni che hanno cambiato la storia di un paese.
100 giorni che dovremmo ricordare perché sono stati sufficienti per sterminare un popolo.
800.000 sono le vittime stimate.
250.000 sono le donne vittime di violenza.
Il 7 aprile è la Giornata internazionale di riflessione  sul genocidio in Ruanda.
L’evento è stato istituito dall’Onu per ricordare uno dei più grandi massacri del XX secolo.
Per 100 giorni, a partire dal 7 aprile 1994, il Ruanda é teatro di un drammatico scontro tra le due etnie presenti nel paese: gli Hutu e i Tutsi.
Ma come siamo arrivati a questi 100 giorni?
Il Ruanda è sempre stato un paese senza pace.
In passato è  stato colonia prima tedesca, poi belga.
Negli anni ’60 le guerre di potere si sono intensificate  fino ad arrivare  all’eliminazione di migliaia di Tutsi durante la “rivoluzione contadina degli Hutu”. 100.000 circa sono i Tutsi uccisi.
I superstiti  trovano  scampo dalla violenza di quei giorni, rifugiandosi  nei paesi vicini, tra cui l’Uganda e Burundi.
Una serie di colpi di stato successivi  mantiene il paese in una situazione di grande instabilità, fino al 1973 quando sale  al potere il generale Hutu, Junvénal Habyarimana.
Nel frattempo,  in Uganda   i Tutsi  organizzano  nel Fronte Patriottico Ruandese (RPF).
Il 6 aprile 1994, l’areo su cui viaggia il presidente Habyarimana, viene abbattuto  da un missile terra-aria, mentre è  di ritorno da un colloquio di pace.
La rappresaglia scatta immediata.
Il 7 aprile cominciano i massacri ai danni dei Tutsi e degli Hutu imparentati o schierati con i Tutsi.
A dare il segnale dell’inizio delle ostilità  è  la radio estremista RTML, con le parole di uno dei suoi speaker: “….iniziate a seviziare e uccidere gli scarafaggi Tutsi.”
Gli Hutu, che costituiscono circa l’80% della popolazione del paese, oltre che sulla superiorità numerica,  possono contare su armi e machete arrivati dalla Cina.
Per 100 giorni di susseguono atti di violenza inaudita. Uno dei massacri più  cruenti è  compiuto a Gikongoro, allora sede di un istituto tecnico: 27.000 sono le vittime, trucidate senza pietà, mentre dalle fosse comuni il sangue sparso impregna i terreni circostanti.
Machete, bastoni chiodati,  armi da fuoco, granate, usate indiscriminatamente contro somme, uomini e bambini. A compiere la mattanza è  la milizia Hutu, che in tutto il paese si organizza per compiere uno sterminio. Partecipano tutti i livelli governativi, dai più alti ai più bassi.
I ritardi dell’Onu e l’indifferenza della comunità internazionale contribuiscono al ritardo della fine del conflitto che termina il 4 luglio quando l’ RPF conquista il potere.
Nel novembre 1994 il Consiglio di sicurezza istituisce il Tribunale penale internazionale per il Ruanda con sede ad Arusha, in Tanzania.
Negli anni successivi vengono emesse 61 condanne e 14 assoluzioni per l’accusa di genocidio.
Per molto tempo questo genocidio viene ignorato a livello mondiale. L’istituzione della Giornata internazionale di riflessione sul genocidio del 1994, ha proprio lo scopo di ricordare  i Tutsi e gli Hutu moderati uccisi in quei 100 giorni di follia sanguinaria.

BIBLIOGRAFIA

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