Moby Prince, una tragedia tutta italiana

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Il traghetto, durante la percorrenza del canale  di uscita del porto, colpisce con la prua la petroliera Agip Abruzzo, petroliera della Snam, a 2,7 miglia (circa 5km) dalla costa livornese, sfondando la cisterna numero 7, contenente circa 2700 tonnellate di petrolio Iranian Light...

20 aprile 1991.
Ore 22:03.
Il traghetto Moby Prince, in servizio di linea nella tratta tra  Livorno e Olbia, inizia la traversata.
A bordo sono presenti l’equipaggio, composto da 65 elementi comandati da Ugo Chessa, e 75 passeggeri.
Il traghetto, durante la percorrenza del canale  di uscita del porto, colpisce con la prua la petroliera Agip Abruzzo, petroliera della Snam, a 2,7 miglia (circa 5km) dalla costa livornese, sfondando la cisterna numero 7, contenente circa 2700 tonnellate di petrolio Iranian Light.
Ore 22:25.
Il marconista di bordo lancia il Mayday, con una radio portatile. Non é alla sua postazione, come viene accertato in seguito in base al punto in cui viene ritrovato il suo corpo senza vita.
Una parte del petrolio presente nella cisterna n. 7 fuoriesce e si riversa in mare, una parte invece investe in pieno la prua della Moby.
Le scintille prodotte dallo sfregamento delle lamiere delle due navi al momento dell’impatto incendiano il petrolio, che  prende rapidamente fuoco.
In un attimo il traghetto viene circondato dalle fiamme.
L’incendio sprigionatosi entra all’interno del traghetto probabilmente a causa della rottura di due coperchi che separavano la coperta dal garage superiore.
L’incendio non si propaga subito a tutta la nave.
Le paratie tagliafuoco rallentano la propagazione delle fiamme.
Secondo la ricostruzione fatta negli anni, sembra che le fiamme siano arrivate all’altezza del salone “De Luxe”, dotato di pareti e porte tagliafuoco, dove sono state ritrovate gran parte delle vittime, in più di 30 minuti.
Le fiamme arrivano dalla parte anteriore della nave.
Raggiungono il salone, lo oltrepassano, girando  intorno e infiammando tutti gli arredi e le strutture circostanti al suo perimetro.
Il De Luxe è  avvolto in una palla di fuoco.
Quando l’equipaggio se ne accorge e si rende conto del ritardo nell’arrivo dei soccorsi, non è più possibile evacuare le persone dall’uscita posteriore, tanto meno da quella anteriore.
Il monossido di carbonio fa il resto.
Gli esiti degli esami tossicologici rilevano in seguito che molti sopravvivono per ore all’incendio
Il fumo nero e denso originato dalla combustione del petrolio e dei materiali plastici  e  i gas prodotti dall’evaporazione del petrolio, concentrati in ambienti circoscritto come quello di un traghetto, hanno creato una miscela letale.
Soli un uomo si salva, Alessio Bertrand, all’epoca mozzo della nave.
Ma come è  potuto accadere un disastro simile?
Nebbia?
Eccesso di velocità?
Un guasto alle apparecchiature di bordo?
Distrazione del comandante e dell’equipaggio?
In realtà nulla, ancora, è stato stabilito senza ombra di dubbio.
Il caso è  stato riaperto da una commissione parlamentare nel 2018.
Non è stato ancora risolto.
Un disastro umano e ambientale, una ferita aperta per i parenti delle vittime, che si sono costituiti in 2 associazioni per chiedere che sia fatta giustizia.
Una tragedia tutta italiana, che non dovrebbe essere dimenticata.

BIBLIOGRAFIA

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