Era anche lui detenuto ad Auschwitz.
Aveva il compito di immortalare i prigionieri che entravano nel lager.
Alcuni di loro morirono dopo pochi giorni. Quando si misero in posa non immaginavano cosa sarebbe loro accaduto, non sapevano che forse quella sarebbe stata la loro ultima immagine, quella che il mondo avrebbe visto dopo qualche anno, a testimonianza del piano di sterminio messo in atto dai nazisti durante la seconda guerra mondiale.
Volti impauriti, pallidi, stanchi, a volte tumefatti, ogni volta smarriti…Avevano perso tutto. La loro casa, la famiglia, la loro identità.
Erano numeri, cavie, pezzi abili o no al lavoro.
Di alcuni di loro non si conoscerà mail l’identità. Ma ci restano queste fonografie, che il giovane Brasse, con dolore aveva scattato. Non sarà mai più lo sesso per lui.
Sopravvisse, tornò a casa, andò avanti, come poteva, ma forse una parte di quel ragazzo era rimasta dietro la macchina fonografica ad Auschwitz….
