Maria Perez Cruz era nata nel 1917 a Teruel, in Spagna.
La sua non fu una vita facile e spensierata.
Teruel era un paese povero, di minatori, piegati dalla fatica e dalla polvere.
Lei stessa iniziò presto a lavorare per aiutare la famiglia ad andare avanti.
Faceva le pulizie nella casa di un uomo facoltoso del luogo e, quando aveva tempo, vendeva verdure al mercato del paese.
Maria cresceva e osservava quel piccolo mondo intorno a lei.
Sudore, fatica, povertà, sofferenza.
Ogni giorno vedeva la gente del suo paese sfruttata per pochi spiccioli. E fu proprio questo suo osservare con occhi di bambina che la portò, una volta cresciuta, a interessarsi sempre di più ai movimenti per i diritti dei lavoratori e al mondo anarchico.
Quando compí 17 anni, Maria, conosciuta da tutti come la “Jabalina”, nomignolo che derivava dal nome del villaggio dal quale proveniva sua madre, Jabaloyas, entrò a far parte della Gioventù libertaria.
Ma non le bastava…
Voleva fare di più per la sua gente, voleva battersi per i loro diritti.
A 19 anni entrò nella Colonna di Ferro, un gruppo contro la sollevazione franchista.
Prestò servizio come infermiera, soccorrendo al fronte chi veniva ferito. Imbracciò anche il fucile, con grande coraggio e determinazione, fino all’agosto del 1936, quando un proiettile la ferí gravemente, frantumandole il femore.
Costretta ad abbandonare la vita militare, prestò servizio, durante tutto il periodo della guerra civile in una fabbrica, con lo scopo di supportare lo sforzo bellico repubblicano.
Nel 1939 Francisco Franco ebbe la meglio sui suoi oppositori. Per lei, e per molti altri, la vita cambiò.
Un giorno di aprile, mentre Maria si trovava a Sagunto, fu riconosciuta come una dei componenti della Colonna di Ferro e arrestata.
Fu interrogata per giorni, con l’intento di ottenere da lei i nomi dei suoi compagni, ma non disse mai una parola.
Venne rasata a zero e costretta a camminare così per le vie della città: tutti dovevano sapere che la “Jabalina” si era macchiata di crimini contro il regime.
Fu rilasciata e poi arrestata una seconda volta a maggio.
Maria era incinta.
La sua pancia cresceva, ma nonostante questo non fu scarcerata.
A novembre, essendo quasi al termine previsto per la nascita, fu trasferita in un ospedale. Il figlio nacque probabilmente nel gennaio successivo, ma da quel momento non si seppe più nulla di lui. Scomparve inghiottito nella maglie del sistema franchista, che riassegnava a famiglie “meritevoli” i figli dei suoi oppositori.
Maria fu riportata in prigione.
A suo carico venne organizzato un processo nel quale le furono imputate azioni violente mai commesse.
Per tre anni subì interrogatori, violenze fisiche, psicologiche e torture di ogni tipo.
L’8 agosto del 1942, venne portata al patibolo e fucilata insieme ad altri sei antifranchisti.
Finalmente era libera di tornare fra la sua gente.
La sua storia fu presto dimenticata, come si fa con tutte le storie che sanno di dolore e sopraffazione.
Ma qualcuno ha voluto che il suo ricordo, il suo coraggio di bambina cresciuta nella fatica, rimanesse a testimonianza della durezza di quei giorni bui del regime franchista.
Nei primi anni del 2000 un gruppo di donne di Sagunto riscoprì la drammatica vicenda di Maria Perez Cruz , la Jabalina, e adesso una piazza del paese, porta il suo nome.
