Florence Nightingale, la signora con la lanterna

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Il 12 Maggio 1820 fu il turno di Florence, la loro secondogenita, venuta alla luce nella culla del rinascimento, città natale del Sommo Poeta....

I facoltosi coniugi William Edward Nightingale (nato Shore) e Frances Smith, una benestante e cattolica donna della migliore società britannica, nel 1820 erano in viaggio di nozze da ormai alcuni anni grazie ai proventi delle vaste proprietà terriere ereditate da William da un parente del ramo materno. L’anno prima la coppia si trovava in visita in Italia: il sole, il colore e i profumi del Golfo di Napoli avevano dato il benvenuto alla nascita della loro prima figlia che chiamarono Parthenope, in onore della città Borbonica. Il 12 Maggio 1820 fu il turno di Florence, la loro secondogenita, venuta alla luce nella culla del rinascimento, città natale del Sommo Poeta. Ritornati in patria pochi anni più tardi, William, un pioniere nel ramo della epidemiologia, si preoccupò di persona di impartire alle figlie un’istruzione molto più approfondita di quella che in quell’epoca veniva normalmente riservata alle ragazze. Insegnò loro materie umanistiche, le lingue e la matematica. La madre invece contribuì con indicazioni di etichetta, cucina, portamento e ricamo molto più vicine al ruolo a cui erano destinate le donne. Flò, come veniva soprannominata da quasi tutti i parenti, e la sorella trascorsero infanzia e adolescenza tra la lussuosa magione nel Derbyshire, e Embley Park, nell’Hampshire. Nonostante l’opportunità di scegliere una vita agiata e frequentazioni della più raffinata alta società inglese, Flò sin dalla tenera età si impegnò in attività filantropiche dedicando una buona parte del suo tempo ad assistere malati e poveri nel villaggio vicino alla tenuta di famiglia.

Intorno ai 17 anni ebbe una depressione nervosa che però preferì ricondurre a una “chiamata di Dio” che la portò a convincersi in maniera sempre più importante di doversi dedicare alle cure del prossimo. Negli anni successivi ebbe diversi corteggiatori anche di ranghi sociali molto elevati che avrebbero potuto garantirle una vita anche ben al di sopra delle sue già ottime possibilità ma Flò declinò sempre qualsiasi proposta. A 24 anni capì definitivamente che il suo destino era di diventare un’infermiera e non con poche difficoltà e preoccupazioni lo comunicò in famiglia. Inutile dire che nessuno prese bene questa strana vocazione, specialmente la madre Frances e la sorella Parthenope che tentarono in ogni modo di osteggiarne il progetto. Ma Florence non si lasciò intimorire, mettendo in luce un carattere molto forte e determinato, ribellandosi ai ruoli che la società si aspettava rivestisse, cioè quelli di moglie e madre. Alla fine, la famiglia dovette digerire la decisione di Flò, complice il padre, che finanziò gli studi di infermieristica all’ospedale luterano del pastore Fliedner a Kaiserwerth, dedicato al sostegno dei malati. Al ritorno in Inghilterra da questa esperienza, nell’attesa di un’occasione per mettere in pratica in maniera più importante quanto studiato fino a quel momento, si occupò di Parthenope, affetta da febbre reumatoide. Finalmente nel 1852 venne chiamata a dirigere una clinica privata al numero 1 di Upper Harley Street, a Londra.
Nell’autunno del 1853 scoppiò la guerra in Crimea, una tra le più cruente mai combattute. Le immagini che giunsero in patria rappresentavano una quotidianità distorta rispetto alla realtà: venivano mostrati ufficiali in posa, sorridenti e tranquilli quasi per far apparire la guerra come una scuola formativa. Questo alimentò false aspettative nei confronti dei tanti soldati ed ufficiali che si arruolarono alla volta del fronte. Ben presto però, coraggiosi giornalisti scoperchiarono il vaso di pandora raccontando una storia completamente diversa fatta di stenti, sofferenze e sacrifici con soldati allo stremo, una fila interminabili di morti e altrettanti gravi feriti, orridamente mutilati o deturpati. Tolstoj, testimone diretto di quello scempio, scrisse della guerra: “la terra diventata friabile dai recenti scoppi, fu ovunque disseminata dai mutilati affusti, che schiacciavano i cadaveri dei russi e dei nemici, i pesanti cannoni in ghisa ammutoliti per sempre, scagliati nelle fosse con forza terrificante e a metà coperti di terra, le bombe, le palle di cannone, di nuovo cadaveri, le fosse, i pezzi dei tronchi di legno, i resti dei fortini, e di nuovo i silenziosi cadaveri nelle uniformi grigie o blu”.
L’allora ministro della guerra Sydney Herbert contattò l’amica Florence Nightingale e le chiese di partire per la Crimea a portare sollievo ai soldati britannici. Nonostante le prospettive non fossero delle più rosee Flò non si fece pregare intravedendo in questa proposta l’opportunità che aveva per lungo tempo cercato. Sbarcò insieme a una quarantina di colleghe all’ospedale militare britannico a Istanbul che ospitava quasi 20.000 soldati.

Nella guerra di Crimea non si moriva solo di armi da fuoco convenzionali o baionette ma anche per il freddo, il colera, il cibo avariato, l’acqua carica di batteri dei cadaveri in essa caduti o buttati ma persino di suicidi per poter metter fine a un incubo apparentemente senza fine. La situazione che Flò trovò al suo arrivo fu di quanto più lontano ci possa essere da una struttura ospedaliera: soldati abbandonati nelle camerate e nei corridoi in condizioni igieniche indicibili che favorivano la trasmissione di malattie ed infezioni. Flò dovette affrontare tutto questo nella totale indifferenza degli ufficiali e costantemente boicottata del personale infermieristico e medico già presenti nella struttura.
Ma la tenacia di Flò fu in grado di rompere queste barriere: allontanò nullafacenti e approfittatori, riorganizzò l’intero reparto, lavorò con le sue colleghe giorno e notte per ripulire in maniera maniacale ogni reparto, ogni stanza e ogni parete e pavimento o oggetto presente. SI fece carico, anche a sue spese, dell’acquisto di vestiari puliti e cibo che fece cucinare a un cuoco da lei stessa assunto. Organizzò una lavanderia per garantire ricambi frequenti e puliti ai malati. E quando calava la sera e il personale esausto si concedeva un momento di riposo, Flò girava tra i reparti facendosi luce con una lanterna ad olio che illuminava gli occhi verdi incorniciati da capelli castani sempre impeccabilmente ordinati e l’accompagnava per accendere la speranza ed asciugare le lacrime di questi uomini devastati ed impauriti, ma rincuorati da questi gesti di umanità.
Nel 1855 Florence rientrò in patria e fece leva sulla sua popolarità, pur rimanendo defilata dai riflettori del successo, per richiedere tramite sue conoscenze altolocate una riforma della sanità militare. A supporto di tale richiesta, riassunse l’esperienza fatta in Crimea in un libro intitolato “Notes on Nursing” che ben presto divenne il testo di riferimento per fondare le basi delle scienze infermieristiche dando forma a una professione fondamentale.

Nonostante la brucellosi contratta in Crimea la rendesse sempre più cagionevole di salute, Flò nel 1860, fondò la Nightingale Training School che sfornò migliaia di ragazze diplomate che porteranno assistenza qualificata, conforto e dignità in zone di guerra in tutto il mondo nei decenni successivi. Florence intrattenne, inoltre, una fitta corrispondenza con alcuni capi di stato stranieri che le scrivevano per chiedere consigli e suggerimenti su come dovevano essere costruiti gli ospedali ed organizzati i servizi assistenziali, soprattutto quelli infermieristici. Nel 1882 venne omaggiata dal fondatore della Croce Rossa, che si disse ispirato dalle sue idee; l’anno successivo venne insignita dalla regina Vittoria della Royal Red Cross.

La malattia avanzava velocemente costringendola sul finire dell’800 a letto e rendendola cieca: la Signora della lanterna spense la sua fiamma terrena il 13 agosto del 1910 nella sua casa di Londra, una grande folla l’accompagnò la settimana successiva nel suo ultimo viaggio. Il 12 maggio, giorno della sua nascita, diventò la Giornata internazionale degli infermieri e delle infermiere a imperitura memoria di una donna che ha saputo fare la differenza.

Quando ho incominciato a leggere la storia di Flò, mi sono passati davanti agli occhi parecchi amici che svolgono questa professione Cristiano, Fiammetta, Doris, Elisa, Paolo, Mario, Daniele, Fabiola, Susi, Valentina, Elena, Nadia, Carla, Irene (solo per citarne alcuni), molti di loro abitano o frequentano Miazzina, l’isola che non c’è. Ho deciso allora di scrivere questo articolo a poche settimane dal 12 Maggio, giorno a loro dedicato.

Ripercorrendo la storia di Flò ho preso maggior consapevolezza che spesso consideriamo questa professione alla stregua di molte altre perché pensiamo che, in fondo, l’uomo si abitua a tutto: ma così non è. Gli infermieri sono coloro ai quali affidiamo i nostri cari con la speranza, e spesso la certezza, che se ne prenderanno cura al nostro posto, saranno al loro fianco non solo per le operazioni fisiche quotidiane ma soprattutto come balsamo per cuore e anima affinché le cure dei medici siano più efficaci. Sono persone che devono saper lasciare tutti i santi giorni la stanchezza e i problemi personali nell’armadietto per poter disegnare il miglior sorriso sul viso dei loro pazienti (e dei loro congiunti) in luoghi dove spesso c’è sofferenza, lacrime e paura. E questo non è da poco, se pensiamo quanto spesso siamo insofferenti alle situazioni lavorative solo perché magari abbiamo un problema personale da risolvere, spesso non di grande importanza.
Forse per caso o per il gioco del destino il cognome Nightingale corrisponde alla parola italiana usignolo, la cui melodia ha sempre incantato il genere umano. Il suo canto non solo va diretto ai cuori ma non ha limiti di tempo in quanto l’usignolo è solito cantare sia durante il giorno che alla luce lunare.

Auguro a tutti gli infermieri di trovare la forza di tenere la luce della loro lanterna sempre viva per poter sussurrare parole di conforto, riaccendere un po’ di speranza e restituire la giusta dignità agli involontari compagni di viaggio con cui trascorrono e condividono un tratto di cammino e le cui azioni spesso fanno la differenza e cambiano in meglio la loro vita.

A tutti voi il nostro grazie.

BIBLIOGRAFIA

  • Florence Nightingale di Daryl Duke (1985) – Film
  • Florence Nightingale: Saving Lives With Statistics – BBC
  • Florence Nightingale – The National Archives, UK
  • Florence Nightingale: Statistician by Naomi Alderman – BBC Science Stories

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