1 contro 100: la storia del partigiano Dom ad Oira di Nonio

Tempo di lettura: 5 minuti

la chiesa dedicata a san silvestro a Oira ed il monumeto Curotti

Buon 25 aprile!

La Costituzione è un buon documento; ma spetta ancora a noi fare in modo che certi articoli non rimangano lettera morta, inchiostro sulla carta. In questo senso la Resistenza continua” – Sandro Pertini

Nei giorni tra la celebrazione della Liberazione dal Nazifascismo e la Festa dei Lavoratori, spesso si sentono discorsi di circostanza triti e ritriti e si dimentica che ogni giorno ciò che abbiamo “conquistato”, ovvero la Libertà (al singolare!) assomiglia tanto all’aria che respiriamo: ci accorgiamo della sua importanza appena ci manca! (Pietro Calamandrei)

Così ho deciso di raccontarvi l’estremo sacrificio del partigiano Dom, al secolo Silvestro Curotti. Egli riuscì a tenere in scacco un intero plotone tedesco nel piccolo borgo di Oira di Nonio nella notte tra il 4 ed il 5 giugno 1944. Questo evento fu uno dei più importanti dell’intera Resistenza nel Verbano Cusio Ossola e permise ai compagni partigiani di scappare dal piccolo paese evitando una carneficina. Ma torniamo con la memoria o l’immaginazione a quel periodo.

la chiesa dedicata a san silvestro a Oira ed il monumeto Curotti
Chiesa di San Silvestro ad Oira di Nonio e accanto sulla destra il monumento a Silvestro Curotti (Dom)

Silvestro Curotti, nato nella frazione di Vagna a Domodossola il 14 aprile 1920 e caporalmaggiore zappatore, all’indomani dell’armistizio del 1943 rientra dalle zone di occupazione francese per unirsi alla resistenza unendosi alla brigata del capitano Filippo Maria Beltrami.

Dopo il doloroso esito della Battaglia di Megolo avvenuta il 13 febbraio 1944, Curotti lascia l’Ossola e raggiunge il Cusio, si unisce alla formazione che porterà il nome del capitano Beltrami e sarà importante in un paio di azioni in Val Strona.

Curotti, divenuto il partigiano Dom (soprannome dovuto alla provenienza del giovane), entra nella storia la notte della domenica 4 giugno 1944.

Nel piccolo paese tutto è pronto per la giornata festiva domenicale, il Circolo vedeva la presenza dei “paesani” e sette od otto partigiani tra cui il caposquadra Nino Cristina.

All’improvviso un grido “I tedeschi, i tedeschi!“. Forse una spiata, sta di fatto che i nazisti su tre camion stanno scendendo da Nonio ad Oira, forse in cerca della squadra comandata da Bruno Rutto. Dopo una prima raffica diversiva ad opera di Pierino Lauti, il plotone del dodicesimo (o forse quindicesimo) SS-Polizei-Regiment, si organizza ed individua il bersaglio il circolo al cui interno è rimasto solo il partigiano Dom.

Le condizioni meteo cambiano, inizia a piovere ed i tedeschi decidono di prendere in ostaggio una quindicina di giovani tra cui Battista Bazzetta, che ha solo 19 anni e preso da una crisi di nervi non resisterà tentando una fuga ben presto interrotta da una fucilata; lo troveranno il mattino dopo, morto e fradicio di pioggia.

Sono ormai le 20 quando inizia la battaglia e basta poco ai tedeschi per rendersi conto che al primo piano del Circolo si è asserragliato un solo uomo che sta tenendo in scacco circa 100 uomini, ovvero un intero plotone.

Raffiche intervallate da ordini gutturali con la richiesta perentoria: “vieni fuori con le mani alzate, getta le armi, non hai scampo” e la risposta di Curotti: “Cosa mi fate?” a cui seguiva la traduzione dell’interprete: “Non ti facciamo niente!” e Curotti di rimando “allora vengo!” e partiva una raffica di mitra.

La situazione non si sblocca così due ostaggi vengono inviati periodicamente ad entrare nel circolo, ambasciatori loro malgrado: devono raggiungere il partigiano e portarlo fuori vivo o morto.

I due giovani entreranno per ben tre volte nel circolo, l’ultima era già scoccata l’una di notte di lunedì 5 giugno 1944 e Curotti, ormai era rantolante, ha portato a termine la sua missione: permettere la fuga agli altri partigiani.

A questo punto la battagli si conclude con l’entrata, di quel che rimane del circolo di Oira, di due soldati tedeschi che portano fuori il corpo di Curotti praticamente esanime a cui il comandante darà il colpo di grazia.

Ciò che succede negli attimi immediatamente successivi è qualcosa di incredibile: il comandante del plotone tedesco, prima di lasciare il teatro della battaglia, ordina di presentare le armi al morto e tutti sono sicuri che abbia detto: “Questo soldato è morto da eroe“.

Silvestro Curotti, medaglia d’oro al valor militare, è ricordato ad Oira di Nonio con un monumento in serpentino, pietra locale dal caratteristico colore verde scuro, realizzato negli anni Sessanta su disegno dello scultore Andrea Cascella.

Samuel Piana -Landexplorer

BIBLIOGRAFIA

Bibliografia:

  1. Nonio-Brolo-Oira Storie e memorie di una Comunità

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