Il massacro di Mỹ Lai, conosciuto anche come massacro di Sơn Mỹ, fu un massacro di civili indifesi che avvenne durante la guerra del Vietnam.
Un gruppo soldati americani della Compagnia C, 1º Battaglione, 20º Reggimento, 11ª Brigata della 23ª Divisione di Fanteria dell’esercito, agli ordini del tenente William Calley, uccisero circa 350 civili inermi e disarmati, principalmente anziani, donne, bambini e neonati.
Era il 16 marzo 1968.
A Mỹ Lai, una delle quattro frazioni raggruppate nei pressi del villaggio di Sơn Mỹ, nella provincia di Quang Ngai, a circa 840 chilometri a nord di Saigon, era un giorno come tanti.
I soldati entrarono nel villaggio per uccidere e per vendicare le perdite subite durante uno scontro a fuoco avvenuto qualche giorno prima, durante il quale i soldati Viet Cong si erano mischiati con la popolazione civile.

Torture di ogni genere, stupri, pestaggi feroci…. gli abitanti furono investiti da una violenza incontrollabile. “Ai soldati dicevano: Andate e sparate, i vietnamiti non sono umani”.
Il massacro fu fermato dall’equipaggio di un elicottero statunitense in ricognizione, che atterrò mettendosi tra i soldati americani e i superstiti vietnamiti.
Il pilota Hugh Thompson Jr., affrontò i comandanti della Compagnia C, minacciando di aprire il fuoco su di loro se non si fossero fermati.
«Abbiamo continuato a volare avanti e indietro… e non ci è voluto molto tempo prima che iniziassimo a vedere un gran numero di corpi ovunque. Ovunque guardassimo, vedevamo dei corpi. Si trattava di neonati, di bambini di due, tre, quattro, cinque anni, di donne, di uomini molto anziani», dichiarò Thompson molti anni dopo durante un’intervista.
Nel frattempo due membri dell’equipaggio dell’elicottero – Lawrence Colburn e Glenn Andreotta – puntarono le loro armi pesanti contro i soldati che avevano preso parte al massacro, nell’intento di fermarli.
Thompson e i suoi si occuparono dell’evacuazione dei superstiti del villaggio. Purtroppo riuscirono a mettere in salvo solo 11 persone.
Trent’anni dopo, Hugh Thompson, Lawrence Colburn e Glenn Andreotta, furono premiati con la Soldiers Medal, l’onorificenza più alta dell’esercito statunitense per atti di coraggio che non coinvolgano soldati nemici.
Del massacro si seppe solo nel novembre del 1969. Un soldato che ne aveva sentito parlare, ma che non vi aveva partecipato, parlò con un giornalista investigativo indipendente, Seymour Hersh, l’accaduto, invitandolo ad indagare ea portare alla luce i fatti di Mỹ Lai,
L’inchiesta che seguì venne pubblicata da Associated Press, dopo essere stata rifiutata da diverse importanti testate.
Il 20 novembre il quotidiano di Cleveland, The Plain Dealer, pubblicò alcune fotografie delle Vittime civili massacrate a My Lai.

La storia fu ripresa dai giornali più importanti. Grazie al suo scoop sulla strage di My Lai, Hersh vinse il premio Pulitzer nel 1970 e si arrivò a delle incriminazioni formali, anche se insoddisfacenti.
L’esercito accusò formalmente solo 14 uomini, tra cui il tenente William Calley e il suo diretto superiore, il capitano Ernest Medina.
Furono assolti tutti tranne Calley, che nel 1971 fu giudicato colpevole di omicidio premeditato e condannato all’ergastolo per aver ordinato la strage, nonostante avesse dichiarato che stava solo eseguendo gli ordini del suo superiore. La condanna di Calley, considerato da molti e dall’opinione pubblica come un capro espiatorio, fu poi ridotta in appello.
Calley ricevette infine un atto di indulgenza da parte del presidente Richard Nixon, e scontò poco più di tre anni agli arresti domiciliari in Georgia. Nel 2009, Calley si è scusato pubblicamente per il massacro dicendo che provava rimorso, ma nessuna delle vittime di Mỹ Lai potuto ascoltare le sue scuse….