Lubiana, il campo di concentramento a cielo aperto

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L'occupazione italiana perdurò per 29 mesi, alla fine del 1943 venne presa in carico direttamente dal comando nazista. In quel periodo,  5.000 civili furono fucilati come rappresaglia, 2000 perirono in azioni di violenza quotidiane...

6 aprile 1941.
Il Regno di Jugoslavia  venne invaso da Germania, Italia e Ungheria  durante la guerra d’aprile.
L’Italia,  in  seguito alla spartizione dei territori, prese parte del territorio e creò la Provincia di Lubiana.
La risposta della popolazione non tardò a farsi sentire.
Il 27 aprile nacque il Fronte di Liberazione Nazionale, con Lubiana come centro delle operazioni. Da quel giorno, gruppi di partigiani armati iniziarono la loto attività di resistenza armata, supportati anche da alcuni disertori del Regio Esercito e dai civili.


La reazione del governo fascista fu molto dura: italianizzazione forzata, eccidi, deportazioni, rappresaglie…
La situazione restò immutata per qualche mese, fino al 23 febbraio 1942.
La popolazione di Lubiana si risvegliò imprigionata nella sua stessa città.
Nella notte le truppe fasciste avevano innalzato un muro di filo spinato che circondava l’intero perimetro della città.  Vennero costruite delle torrette di controllo e istituiti dei posti di blocco per impedire qualsiasi fuga.
Isolati in casa loro,  interrotto ogni contatto anche con le compagne, e con il controllo totale dei rifornimenti nelle mani delle forze di occupazione,  i cittadini di Lubiana si trovarono ben presto in difficoltà.
L’obiettivo principale del comando italiano era quello di spezzare qualsiasi possibile resistenza da parte della popolazione e dei partigiani jugoslavi. Per questo motivo, una buona parte della popolazione maschile venne internata nel vicino campo di concentramento di Gonars, mentre in alcuni quartieri, considerati “recalcitranti”, interi nuclei familiari vennero deportati per togliere appoggio  ai partigiani.
L’occupazione italiana perdurò per 29 mesi, alla fine del 1943 venne presa in carico direttamente dal comando nazista.

In quel periodo,  5.000 civili furono fucilati come rappresaglia, 2000 perirono in azioni di violenza quotidiane.
Furono 900  i partigiani uccisi mentre circa 7000 persone morirono nei campi di concentramento di Arbe e Gonars.
Si stima che circa  13000 le persone furono uccise su 340000 abitanti, un numero considerevole.
Quando la città venne definitivamente liberata il 9 maggio 1945, i cittadini sfilarono in un corteo attorno alla vecchia recinzione e alle fortificazioni italiane che pochi mesi dopo vennero rimosi e abbattuti.
Oggi ogni anno, la stessa marcia si svolge attorno allo stesso perimetro, per non dimenticare il passato….

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