Più di una volta abbiamo ricordato l’importanza delle testimonianze sull’Olocausto che sono arrivate fino a noi e che ci hanno permesso di conoscere, insieme al materiale fotografico, la drammaticità della vita nei lager.
Un importante scritto ci arriva da Miriam Wattenberg, che iniziò a scrivere il suo diario poco dopo l’occupazione della Polonia da parte della Germania.

Miriam nacque a Lodz il 10 ottobre del 1924.
Quando scoppiò la guerra Nel 1939 la giovane Aveva 15 anni punto la sua vita cambiò completamente.
Le prime parole che scrisse risalgono proprio all’ottobre del 1939. Appena dopo la resa della Polonia i Wattenberg fuggirono a Varsavia. Con l’inasprirsi delle leggi razziali nel 1940 venne costretta a traferirsi nel ghetto con la sorella minore e i genitori. Rispetto agli altri internati godevano di una condizione privilegiata in quanto la madre di Miriam era cittadina americana.
Nell’estate del 1942, poco prima dell’inizio della deportazione in massa degli ebrei da Varsavia a Treblinka, gli ufficiali tedeschi rinchiusero Miriam, con la sua famiglia, e altri ebrei con passaporti stranieri nella tristemente famosa prigione di Pawiak.

Furono successivamente mandati al campo di internamento di Vittel, in Francia.
Fu loro concesso di espatriare negli Stati Uniti nel 1944.
Il suo manoscritto fu pubblicato per la prima volta nel 1945, con uno pseudonimo, Diario di Mary Berg, diventando una delle poche testimonianze dirette del ghetto di Varsavia a essere disponibile già prima della fine della Seconda Guerra mondiale.

Nel corso dei due anni successivi apparve in traduzione in altri paesi.
Anche in Italia la sua pubblicazione nel 1946 rappresentò in assoluto la prima testimonianza offerta all’opinione pubblica sulle dimensioni europee dell’Olocausto, precedendo di ben otto anni la pubblicazione del Diario di Anna Frank.