Le festività natalizie celebrate nel campo di concentramento e di sterminio di Auschwitz furono 5.
Ciascuna ricorrenza fu segnata da eventi tragici, che rimasero come un ricordo indelebile nella memoria di chi ebbe la sfortuna di viverli.
Oggi, i ricordi di quelle vigilie e di quei Natali, raccolti dopo la guerra, si trovano negli archivi del Museo Statale di Auschwitz-Birkenau.
Il primo Natale fu quello del 1940.
La sera della vigilia, sul piazzale degli appelli, le guardie naziste allestirono un albero di Natale illuminato con luci elettriche. Sotto l’albero furono posti i corpi dei prigionieri morti durante il lavoro oppure congelati durante il lungo appello. Secondo una testimonianza riportata alla fine della guerra, uno degli ufficiali tedeschi disse che “i cadaveri sotto l’albero erano un regalo per i vivi…” Proibì qualsiasi canto natalizio polacco.

L’anno successivo, nel 1941, i tedeschi “organizzarono” una vigilia simile: uccisero circa 300 prigionieri di guerra sovietici impiegati nella costruzione del Campo di Birkenau.
Non soddisfatti della mattanza, dopo l’appello e la cena delle SS, alle ore 18.00 ebbe luogo un altro appello. Nel gelo i prigionieri furono costretti ad ascoltare la preghiera di Papa Pio XII in lingua tedesca. Morirono 42 persone.
Nel 1942, ad Auschwitz II, fu allestito un albero di Natale nel campo femminile. I soldati ordinarono ai prigionieri uomini di portare con le loro giacche la terra necessaria per piantarlo. Chi ne portava poca veniva immediatamente ucciso con un colpo di pistola. L’intero gruppo di cadaveri venne poi posto sotto l’albero.
Nel novembre del 1943 Arthur Liebehenschel divenne il nuovo comandante del campo. Le condizioni per i prigionieri migliorarono.
In quell’anno non furono ripetuti i “regali” degli anni precedenti. Molti prigionieri ebbero la possibilità di ricevere pacchi dalle famiglie che condivisero con altri prigionieri. In diversi blocchi, furono organizzate delle “cene della vigilia” con quello che c’era a disposizione.

L’atmosfera dell’ultima vigilia di Natale, nel 1944, fu completamente diversa.
La fine del Terzo Reich era vicina.
A mezzanotte il prigioniero sacerdote Wladyslaw Grohs de Rosenburg, con la tacita approvazione del capo blocco, celebrò la messa di mezzanotte.
Le donne del campo di Birkenau prepararono per i bambini dell’ospedale, con del materiale fornito da un prigioniero, circa 200 giocattoli, a cui furono cuciti due pezzettini di zucchero o caramelle. In ogni regalo venne scritto il nome e il cognome del bambino a cui era destinato.
Sempre in quell’anno, Leokadia Szymańska, che era impiegata presso l’ospedale del campo, cucí un piccolo albero di Natale dove furono poste delle bandierine e l’aquila polacca. L’albero oggi si trova nelle Collezioni del Museo Statale di Auschwitz.

Quello fu l’ultimo Natale ad Auschwitz.
Il 27 gennaio 1945, i prigionieri ebbero in dono la libertà per cui avevano tanto pregato.
Per alcuni di loro, purtroppo non per tutti, il Natale successivo avrebbe avuto un sapore diverso…