Brione Verzasca e il pittore Riminese sulle Alpi

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Di quell’epoca potrebbe essere l’affresco bizantineggiante con San Cristoforo accanto all’antica porta di ingresso. Il Santo è raffigurato con un manto rosso orlato di perle e foderato di ermellino, reca in mano la palma carica di datteri e porta sulle spalle il Bambino Gesù, che regge il cartiglio con la scritta Cristo visa fori manus est inimica dolori...

La Verzasca è una valle angusta, un territorio aspro racchiuso tra ripide pareti rocciose. Al giorno d’oggi è nota per la diga di Contra, costruita tra il 1960 e il 1965 e comparsa anche nel film Agente 007 – GoldenEye. In passato era una valle estremamente povera, la cui popolazione era costretta a migrazioni stagionali per assicurarsi la sussistenza. Già nel XVI secolo si hanno notizie di lavoratori verzaschesi, principalmente spazzacamini e muratori, a Roma, in Sicilia, in Ungheria e in Austria. Uno di questi era l’architetto Giovanni Gada, che con la fortuna accumulata a Vienna, poco prima della metà del XVII secolo, costruì la sua casa nel nucleo di Brione, paese posto in un crocevia al centro della valle. Ed è accanto a questa casa che si trova uno degli edifici religiosi più caratteristici del territorio, la chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta. Le notizie sono molto scarse, ma la data indicata come costruzione della chiesa primitiva, il 1296, sembra essere plausibile.

L’edificio in origine doveva essere di dimensioni ridotte rispetto all’attuale. Di quell’epoca potrebbe essere l’affresco bizantineggiante con San Cristoforo accanto all’antica porta di ingresso. Il Santo è raffigurato con un manto rosso orlato di perle e foderato di ermellino, reca in mano la palma carica di datteri e porta sulle spalle il Bambino Gesù, che regge il cartiglio con la scritta Cristo visa fori manus est inimica dolori (La vista della mano di Cristoforo tiene lontano il dolore). Davanti a questo affresco probabilmente pregavano i viandanti che da Brione imboccavano la val d’Ossola per raggiungere la Valle Maggia. Di poco posteriori alla data di costruzione della chiesa sono i preziosi affreschi interni (primi decenni del XIV secolo), un unicum in territorio alpino. Si tratta di un ciclo di pitture cristologico di forte ispirazione giottesca.

All’inizio l’artista veniva accostato al maestro che operò in Santa Maria dei Ghirli a Campione, ma in tempi recenti si tende ad avvicinarlo alla bottega di Giovanni Baronzio, esponente della scuola giottesca riminese. Resta ancora un mistero come un pittore proveniente dal riminese o dal ravennate sia finito ad affrescare una chiesa sulle Alpi; probabilmente fu portato qui dai signori di Locarno. Resta il fatto che di questo pittore non rimangono altre opere su questo territorio. Solo nel 1915 fu possibile riportare alla luce questi dipinti, perché l’ultimo intervento, avvenuto nel 1840, aveva visto il sopralzo della navata, l’apertura di sei finestre, la costruzione di una volta e la copertura delle pareti con intonaco.

Gli affreschi furono recuperati in modo frettoloso, il che ha provocato la perdita della brillantezza originale dei colori e l’integrazione arbitraria con tinte più scure. Alla stessa scuola è riferibile il San Michele arcangelo esterno, sul lato sud, che è stato preso come modello per un recente restauro degli interni. I soggetti rappresentati si riferiscono alle scene della vita di Cristo: l’Annunciazione (in corrispondenza di quello che doveva essere l’arco trionfale), la Natività (molto lacunosa), l’Adorazione dei Magi, la Presentazione al tempio (degno di nota il particolare con il dono delle due colombe), il Battesimo di Cristo, l’ingresso a Gerusalemme e un’interessante Ultima Cena.

Qui, intorno alla tavola rotonda, siedono gli Apostoli che hanno espressioni e volti ben delineati; al centro si trova il piatto con l’agnello; sulla tovaglia bianca sono disposti pani, ciliegie, fiaschi di vino, bicchieri di vetro ed erbe odorose. L’apostolo Giovanni ha il capo reclinato verso Gesù, rappresentato nell’atto di dare il pane a Giuda. Quest’ultimo, rappresentato con l’aureola nera, stringe tra le mani la borsa con i trenta denari.

BIBLIOGRAFIA

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