…C’era una folla immensa: scendevamo dai vagoni, smarriti, non sapevamo cosa fare, perché c’erano le SS con i loro cani, i prigionieri adibiti a dividerci, ad ammucchiare i nostri bagagli; le SS con i loro occhi gelidi e i loro sorrisini (straordinari i loro sorrisini), avevano un ghigno con il quale ci dicevano: «State calmi, calmi, adesso vi dobbiamo solo registrare e poi le famiglie saranno riunite». Le donne con i bambini da una parte, e gli uomini dall’altra.
Lasciai per sempre la mano di mio padre e non lo rividi mai più, e fui messa in fila con le altre donne. Certo non lo sapevo che non l’avrei più rivisto, che era un momento così determinante della mia vita.
Ed ecco che i nostri assassini perpetrarono il delitto massimo del momento, cioè facevano l’atroce selezione, perché così feroce non la facevano più. Loro nella loro organizzazione teutonica, avevano in mano la lista del numero dei deportati, sapevano quanti uomini e donne contenevano i vagoni appena arrivati, sapevano quanta forza lavoro desideravano far rimanere nei lager, e decisero quel giorno che sarebbero rimaste una trentina di donne e una sessantina di uomini. Io fui scelta, non so perché, mentre tante donne, ragazze andarono direttamente al gas…
A cura di Silvia Romero