La Valmara (un tempo “vallis mala” per la sua morfologia inospitale) è una valle stretta e impervia che dal lago di Lugano porta nella valle d’Intelvi e da lì verso il lago di Como e l’isola Comacina. La valle si allunga a cavallo del confine italosvizzero ed è talmente stretta e ripida che i due posti di dogana distano tra loro più di mezzo chilometro, separati da una serie di tornanti. Questo percorso era uno dei numerosi tracciati alternativi alle strade Regine o Francesche che nel Medioevo collegavano tra loro le aree dei laghi prealpini e le valli intermedie. In questo caso erano messi in collegamento Campione d’Intelvi (ora Campione d’Italia), Arogno, la Valle d’Intelvi e l’Isola Comacina. Era lungo questa difficile strada che le maestranze migranti campionesi, intelvesi e arognesi si spostavano per raggiungere il Nord-Est europeo (Baviera, Polonia, Boemia). Il percorso era costellato di cappelle ed edicole votive con immagini dipinte o in stucco, eseguite probabilmente dalle maestranze stesse. Subito dopo il borgo fortificato di Arogno, prima di imboccare la stretta gola della Valmara per raggiungere il Pian delle Noci in territorio intelvese, doveva trovarsi una cappella votiva trecentesca o quattrocentesca.

L’unica traccia superstite di quell’antico edificio è l’immagine mariana ora venerata all’interno dell’oratorio. A uno sguardo attento, la Vergine che vediamo oggi sembra avere tre braccia, mentre nell’incavo di una di queste braccia spunta la testa di un Bambinello. Si tratta ovviamente di una sovrapposizione di più strati pittorici. Quello originale rappresenta l’abito rosso e il manto verde di Maria e il Bambino, rivestito di un abito dorato. Con molta probabilità doveva trattarsi di una Madonna allattante, come si nota nel dettaglio del seno accanto alla testa, ormai cancellata, del Bambino. A questa immagine, probabilmente molto deteriorata e lacunosa, è stata sovrapposta in tempi più recenti una nuova rappresentazione (la testa di Maria e del Bambino, sul lato opposto).

Altro non sappiamo dell’antica cappella. Una data certa per la nuova nascita di questo oratorio è il 1754: in quest’anno il parroco di Arogno chiedeva il permesso al vescovo di Como di fare lavorare nei giorni festivi gli operai per edificare una nuova costruzione “essendo mezzo diroccata la cappella della B.V. di Valmara”. Il permesso fu accordato e, al termine di quell’anno, i lavoratori di muratura erano stati completati. La vecchia cappella, com’era abitudine ai tempi, fu inglobata nell’abside del nuovo edificio. Fu in questo frangente che si decise di integrare le lacune dell’affresco. Per la nuova costruzione si scelse la pianta centrale, secondo una consuetudine diffusasi nell’Italia settentrionale a seguito della Riforma cattolica per il culto della Madonna e dei santi. La contaminazione di stili data dai lunghi viaggi delle maestranze è visibile all’esterno, dove alla pianta centrale italiana si unisce il tetto a due falde con spioventi molto ripidi, tipico del barocco boemo e bavarese.

Non conosciamo il nome dell’architetto, si possono fare ipotesi sul pittore Giovanni Battista Innocenzo Colomba, autore degli affreschi interni. Il tema di tali affreschi è ovviamente sacro, ma con uno stile rapportabile alle grandi composizioni profane, soprattutto teatrali (non dimentichiamo che il pittore era anche uno scenografo) con ampio ricorso al trompe l’oeil, alle illusioni ottiche, ai grandi scenari, ai festoni e alle ghirlande. Nonostante l’attaccamento e la devozione, tra la fine dell’Ottocento e il Novecento, l’edificio conobbe un importante declino. Un’abbondante nevicata, nel 1967, provocò il crollo del tetto della sacrestia. Il Dipartimento cantonale delle pubbliche costruzioni pensò di espropriare l’intero edificio per abbatterlo e ampliare la strada, lungo la quale il traffico era molto aumentato. Per fortuna tale decisione fu respinta e si decise di abbattere unicamente il portico antistante, aggiunto nell’Ottocento. I primi anni del nuovo Millennio hanno visto un intervento globale suddiviso in tre lotti per il recupero, la protezione e la valorizzazione dell’intero edificio.