Lepa Radić, la partigiana di 17 anni impiccata dai nazisti

Tempo di lettura: 4 minuti

“Non sono una traditrice del mio popolo. Coloro di cui mi chiedete, si riveleranno quando riusciranno a spazzare via tutti voi malfattori, fino all’ultimo uomo”.....

8 febbraio 1943, Bosanska Krupa.
È un giorno molto freddo, troppo freddo per morire.
Una giovane donna viene fatta salire su una cassa di legno, che serve da patibolo.
Ha le mani legate dietro la schiena e degli abiti scuri e consumati addosso, troppo grandi per il suo corpo minuto.
Le mettono un cappio al collo, perché nei suoi confronti è stata emessa una sentenza di morte.
Le sue ultime parole sono rivolte verso chi le sta togliendo la vita: “Non sono una traditrice del mio popolo. Coloro di cui mi chiedete, si riveleranno quando riusciranno a spazzare via tutti voi malfattori, fino all’ultimo uomo”.
Pochi istanti e tutto finisce.
La cassa viene tolta e il corpo inerme della ragazza pende da un albero.
Il vento freddo dell’inverno e della morte soffiano su di lei.
Ha solo 17 anni ma ha mostrato il coraggio e la lealtà di una vera combattente.


Moriva così Lepa Svetozara Radić.
Lepa era nata a Bosanka Gašnica il 19 dicembre 1925.
Era cresciuta con dei forti ideali politici fin dalla prima adolescenza, grazie all’influenza della sua famiglia. Aveva frequentato le scuole elementari a Bistica per poi andare alla scuola dell’Artigianato Femminile a Bosanka Krupa.
Il suo ciclo di studi lo aveva concluso presso una scuola di Gašnica.
Lepa si era dimostrata fin da subito un’ottima studentessa, precisa studiosa e molto seria. Riusciva bene non solo nelle materie manuali, ma otteneva anche ottimi risultati nello studio della letteratura.
Il suo rapporto con l’amato zio Vladeta Radić, attivo nel movimento operaio, avevano fatto  nascere in lei forti  sentimenti per gli ideali di giustizia sociale. In giovane età era entrata a far parte della Lega della Gioventù Comunista di Jugoslavia e successivamente si era unita al Partito Comunista di Jugoslavia.
A quell’epoca aveva solo 15 anni.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, il 10 aprile del 1941, il paese  era stato invaso dalle potenze dell’Asse che avevano instaurato lo Stato indipendente di Croazia.
Per Lepa e per i suoi familiari la situazione si era fatta molto difficile. I loro ideali politici erano in contrasto con la situazione del paese, ormai sotto il controllo dei nazifascisti.
Nel novembre del 1941 la giovane e alcuni membri della sua famiglia erano stati arrestati dagli Ustascia.
Grazie all’intervento di alcuni Partigiani, Lepa e sua sorella erano riuscite a fuggire dal carcere proprio il giorno della vigilia di Natale.


La prigionia e gli eventi di quei giorni, avevano segnato nel profondo Lepa, che prese la decisione di diventare partigiana nell’ esercito Popolare di Liberazione della Jugoslavia.
Entrò nella 7° compagnia, 2° Distacco. Nel 1943 prese la responsabilità di trasportare dei feriti nella battaglia di Neretva, presso un rifugio a Gremch.
Durante uno scontro con la 7.SS-Freiwilligen-Gebirgs-Division “Prinz Eugen” era stata catturata e trasferita immediatamente a  Bosanska Krupa.
Torturata per giorni con lo scopo di ottenere i nomi dei suoi compagni di resistenza, non ottenendo nessuna risposta, i nazisti avevano deciso di condannarla a morte per impiccagione.
Lepa aveva resistito al dolore, alla paura e alla certezza della morte.
Aveva affrontato il suo destino con coraggio, a testa alta, dimostrando ai suoi assassini che si può morire per un ideale, per la libertà anche a 17 anni….

BIBLIOGRAFIA

CONDIVIDI

Condividi su facebook
Condividi su twitter
Condividi su linkedin
Condividi su pinterest
Condividi su whatsapp
Condividi su email

COMMENTI

ARTICOLI CORRELATI

Le nostres storie direttamente nella tua mailbox