La misteriosa fontana in Val Capriasca

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Si tratta di una fontana dedicata a Santa Lucia, in origine realizzata e posata ai Ronchi di Sala, lungo la vecchia strada che saliva al convento del Bigorio.

In valle Capriasca, nel nucleo di Sala, subito dietro la chiesa, si trova una fontana scolpita nel 1770 da Carlo Martino Moncrini, un esempio importante di arte popolare.
Si tratta di una fontana dedicata a Santa Lucia, in origine realizzata e posata ai Ronchi di Sala, lungo la vecchia strada che saliva al convento del Bigorio. Solo nel 1996 venne spostata e collocata accanto alla chiesa. Carlo Martino Moncrini era stato iniziato al mestiere di scalpellino dallo zio Bartolomeo e, con il tempo, sviluppò una notevole abilità nel lavorare la pietra. La sua opera più importante è proprio questa fontana.



Un tempo era composta da ben 50 blocchi di granito di provenienza locale. Al giorno d’oggi rimane solo il corpo principale, un forma piramidale composta da diciannove blocchi di pietra. L’insieme forma una sorta di “mosaico” di massi di granito scolpiti e decorati, che raggiunge quasi tre metri d’altezza e un metro e trenta di larghezza. Sui blocchi sono raffigurati due teschi, un santo, delle immagini di donne, un probabile autoritratto (la figura centrale dalla cui bocca sgorgava l’acqua).

Altri blocchi invece riportano iscrizioni. Vicino a un teschio si legge “PESA LA MORTE”, che è un forte richiamo al nostro destino di esseri umani che un giorno o l’altro dovremo confrontarci con la morte. A destra c’è la scritta “DIO VEDE TUTO” che forse è la risposta al richiamo precedente: solo Dio può vincere la morte. Tra i due teschi si può leggere la scritta “SA.LU”, che sono le iniziali di Santa Lucia, che è la protettrice degli occhi. Nel blocco centrale accanto alla scritta c’era un’immagine di Santa Lucia, ora trafugata. In basso al centro possiamo vedere la data 1770 che è il probabile anno di costruzione della fontana. Il canale nel quale scorre l’acqua termina con un masso scolpito presumibilmente a forma di drago. Uno dei blocchi adiacenti reca invece la firma dello scultore.

Ci sono alcune tradizioni legate a questa fontana. Le ragazze andavano a bagnarsi gli occhi a Pasqua e nel giorno di Santa Lucia (il 13 dicembre) per proteggersi la vista. Si credeva infatti, che la sua acqua avesse poteri miracolosi ed era considerata benedetta perché uscita da queste immagini sacre: veniva così data da bere agli animali e serviva per inumidire le labbra dei moribondi. In inverno, poi, la gente andava a rifornirsi d’acqua quando le altre fontane del paese erano gelate.

Si ha l’impressione che Carlo Martino Moncrini avesse voluto creare qualcosa di più di una semplice fontana: la sua bellezza non convenzionale suscita un certo senso di timore, pone degli interrogativi e, in sostanza, fa riflettere sulla vita e sulla morte.

BIBLIOGRAFIA

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