
Muovendosi in macchina da Omegna in direzione Gravellona Toce o viceversa si transita nel lungo viale Sant’Anna e si legge chiaramente che si è nel comune di Casale Corte Cerro spesso non dando il giusto riconoscimento ad un comune di circa 3500 abitanti dall’importantissima storia nella valle da cui deriva il suo nome, ovvero la Valle Corcera.
In questa puntata di Cartoline dal Territorio, iniziamo a scoprire il comune di Casale Corte Cerro partendo da alcuni dati storici e archeologici per poi soffermarci, sulla storia del complesso dei Getsemani descrivendone la nascita ed il periodo più florido…ovviamente, come di consueto, comodamente seduti in poltrona!
Come detto il comune è incastonato nella Valle Corcera che viene delimitata fra il monte Cerano ed il Mottarone il territorio comunale è in gran parte boschivo ed è attraversato da una fitta rete di sentieri.
Il territorio dell’antica Corte di Cerro è in una posizione strategica, infatti, questo territorio è il corridoio naturale e obbligato tra Cusio e Verbano, in corrispondenza con lo sblocco della Val d’Ossola. Si tratta di un’importante via d’acqua quella dell’asse Ticino-Verbano, con quella che dal Novarese conduce all’Ossola. Entrambe mettono in collegamento la pianura Padana con i valichi alpini attraverso i quali si accede ad altre vie d’acqua europee di grande rilevanza, come quelle del Rodano, del Reno e del Danubio.
Le scoperte archeologiche di maggior importanza si trovano nell’attuale comune di Gavellona Toce e si devono all’importante figure di Felice Pattaroni. Egli riuscì a portare alla luce una ricca necropoli di età romana e alcune abitazioni della stessa epoca.
Ulteriori scavi hanno permesso la scoperta in varie località dei comuni di Gravellona Toce e Casale Corte Cerro diversi strumenti in selce scheggiata, cocci di ceramica e un’accetta in pietra levigata.
Da Casale provengono anche interessanti testimonianze di epoca romana come l’epigrafe, murata all’interno di un cortile di un’abitazione privata, che restituisce i più antichi nomi di casalesi, che compongono una famiglia di quattro persone.
L’iscrizione, in lingua latina, testimonia che siamo in una fase avanzata del processo di romanizzazione, infatti, tra il I secolo a.C. e il I secolo d.C., quindi nel giro di poche generazioni, la popolazione indigena del Nord Italia, acquisisce infatti la cittadinanza, la lingua ed i costumi romani.
Tra le tante aree soggette a scavo alla ricerca dei nostri antenati c’è l’enigama della “Lagozza” di Arzo. Ancora una volta il protagonista di questa avventura archeologica è Felice Pattaroni che nel 1957, inizia a fare ricerche anche alle pendici del Monte Cerano nei territori delle frazioni di Ricciano, Crebbia ed Arzo.
A Ricciano riaffiorarono reperti molto importanti: selci lavorate del periodo neolitico e testimonianze Gallo-Romane. A Crebbia vennero ritrovati diversi manufatti di pietra scheggiata e frammenti di ceramica di varie epoche.
Ad Arzo, nelle regione ancora oggi denominata “Lagoni” che si presenta come un bel prato pianeggiante, venne accertata l’esistenza di una “Lagozza”, ovvero di una conca acquitrinosa che scavata in trincea lungo tutto il suo perimetro, rivelò al suo interno un notevole giacimento di torba.
Tale strato di torba purissima, prodotta indubbiamente da vegetazione palustre (dallo spessore importante: oltre 1 metro!), custodiva lamelle di selce, raschiatoi, cocci di vasellame e di ceramica modellata a mano, oltre a tracce di carbone, di legno di faggio, quercia e nocciolo.
Lo scavo realizzato interamente a mano e su scala ridotta, lungo l’argine della “lagozza” non permise il ritrovamento di resti di palafitte, ma fornì tuttavia prove inconfutabili della frequentazione umana sin dalle età più remote.
Giungendo ad epoche più attuali e contemporanee, non si può non citare il Museo della Latteria consortile turnaria di Casale Corte Cerro, nato dalla forte volontà degli ultimi soci della latteria che nel 1995 decisero di donare lo stabile al Comune di Casale Corte Cerro richiedendo un preciso impegno da parte dell’ente di adibire i locali: in parte a usi socialmente utili, in parte a museo conservativo degli oggetti che testimoniano il lavoro e l’esperienza del passato. La volontà degli ultimi soci ha trovato realizzazione con la costituzione del Museo Latteria Turnaria di Casale Corte Cerro, sito museale inserito nella rete dei musei dell’Ecomuseo del lago d’Orta e Mottarone.
Ma che cosa sono queste latterie consorziali turnarie e quando nascono? Benché già dal XVI secolo vi siano menzioni di prime forme di associazionismo tra allevatori per la lavorazione del latte in spazi comuni (in particolare nei mesi invernali) è solo alla fine del 1800 che nascono forme associative di gestione di questo importante prodotto primario proprio grazie alle latterie sociali o consorziali turnarie di cui in tutto il territorio provinciale restano interessanti testimonianze.
Queste forme di gestione associata del latte,che a fine XIX secolo nella sola provincia del VCO vedevano la presenza di queste strutture nei comuni di: Baceno, Premia, Domodossola, Mozzio, Malesco, Mergozzo, Ornavasso, Cuzzago, Bracchio, Albo, Pedemonte, Pallanzeno, Trontano, Beura, Premosello e Baveno, contribuirono a svecchiare la pastorizia e l’industria casearia.
La latteria di Casale Corte Cerro, attiva già a partire dal 1872 condusse l’attività di “raccolta e lavorazione in comune del latte prodotto dalle bovine dei singoli consorzisti e la lavorazione a turno, a ogni consorziato, dei prodotti lavorati in proporzione al latte da ognuno consegnato alla latteria” (art. 2 statuto 1939) per circa 70 anni!

La ricca documentazione conservata, ed in particolare ai registri dei verbali completi dal 1875 al 1995, ci permette di comprendere le lavorazioni e la gestione della struttura. Il Consorzio era gestito da un Consiglio d’amministrazione con presidente, vicepresidente e 5 consiglieri eletti ogni 3 anni. Il lavoro era demandato ad un casaro, nominato e stipendiato dal Consiglio, in particolare era responsabile della pulizia della Latteria e di tutte le attrezzature, compreso il bucato della biancheria e della buona conservazione dei prodotti.
Il compenso del casaro consisteva nel diritto di prelevare per ogni giornata di lavoro svolta, dalla produzione del consorziato di turno, un etto di burro e un litro di latte scremato; qualora la quantità di latte lavorato nella giornata fosse eccedente i 400 litri, il casaro aveva diritto di esigere dal consorziato di turno 40 centesimi.
Concludiamo questa prima puntata su Casale Corte Cerro citando, ma meriterebbe un approfondimento tecnico e storico di tutto rispetto, la vicenda della struttura dei Getsemani oggi in stato di abbandono ma che speriamo presto possa tornare ai fasti di un tempo.

Il santuario di cui potete vedere l’imponenza grazie alla foto aerea, venne edificato negli anni ’50 su volontà del professor luigi Gedda e progettato dall’architetto Ildo Avetta. La struttura, dalla particolarissima forma di ramo d’ulivo, ed anche il percorso per raggiungerlo descrive il chiaro obiettivo di chi lo aveva pensato ovvero: la meditazione, la contemplazione del bello, la riflessione profonda quasi “staccandosi” dalla vita e dalla routine quotidiana.
Il percorso, costituito dalle 14 stazioni della “Via Crucis” sono immerse completamente nei boschi ed i 700 metri di strada selciata in granito rosa e grigio porta direttamente all’Esedra ed allo scalone d’ingresso.

Di fronte alla nostra vista si staglia la famosa pittura presente sulla facciata esterna della chiesa che fu realizzata dal famosissimo pittore russo Theodore Strawinsky di cui si sono conservati anche i bozzetti preparatori. I temi affrontati sono: la salvezza, l’annunciazione e la pentecoste. L’intento dell’artista è quello di trovare la giusta fusione tra la decorazione con l’impianto architettonico e come aiutare il fedele nella meditazione attraverso la contemplazione delle opere. Gli studi e la preparazione per la decorazione del Santuario dei Getsemani lo impegnarono per più di due anni, ma la realizzazione fu rapida e dal giugno al dicembre del 1972 portò a termine l’opera che ancora oggi si può ammirare a Casale Corte Cerro.
Perché nacque il santuario? Come detto fu il medico, attivista ed editore italiano Luigi Gedda a volerlo. Gedda e la sua famiglia avevano la seconda casa a Casale Corte Cerro ed erano molto noti in paese, in più l’attivismo ed il carisma del medico lo portarono ad essere dapprima dirigente e poi presidente dell’Azione Cattolica. Caduto il fascismo, nel 1946 venne proclamata la Repubblica Italiana e nel 1948 ci furono le prime elezioni del Parlamento. Si fronteggiarono due blocchi: la Democrazia Cristiana ed il Fronte Democratico Popolare (formazione social-comunista). Gedda organizzò la campagna elettorale della Democrazia Cristiana. Due mesi prima delle elezioni creò in ogni diocesi gruppi di sostenitori incaricati di mobilitare gli elettori cattolici. Divennero noti come “Comitati Civici”.
Proprio questa tipologia di attività permisero a Luigi Gedda di comprendere come fosse necessario trovare un luogo di meditazione, di formazione e di riflessione per i dirigenti dei comitati civici e più in generale della Democrazia Cristiana. La struttura dei Getsemani permetteva agli “allievi” di estraniarsi dalla routine quotidiana per immergersi nella meditazione, nella preghiera e nella riflessione…non a caso la struttura, sin dalla sua progettazione, prevedeva di rimanere distaccata dalla comunità, circondata dal verde e dall’ampio parco ancora oggi visitabile, raggiungibile attraverso la funivia (oggi ferma ma visibile), e di difficile accesso al pubblico, volendo è possibile leggerlo come una sorta di cammino di “purificazione” dove ad accogliere il visitatore all’arrivo in struttura è proprio la pittura raffigurante la pietà realizzata da Strawinsky.

Questi sono gli anni di maggior splendore della struttura, poi venne utilizzata come colonia estiva per diverso tempo per essere ceduta alla fondazione Opera Pia Colleoni la quale da tempo ha in animo la vendita. Purtroppo la struttura, ad eccezione della chiesa, risulta in stato di forte abbandono e l’investimento per poter riportare agli antichi splendori il complesso dei Getsemani, ad oggi, sembra fuori portata sia per enti pubblici sia per privati.
Come avete potuto comprendere, Casale Corte Cerro ha ancora molto da raccontare e molto probabilmente torneremo a fare quattro passi su questo bellissimo comune, ovviamente comodamente seduti in poltrona…oppure no?
Samuel Piana – Landexplorer