Testimonianza da Auschwitz-Birkenau – le razioni alimentari

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Un pezzo di pane, del peso di circa duecentocinquanta grammi, fatto di farina di castagne selvatiche e segatura, doveva bastarci fino al giorno dopo. Per cena ci veniva distribuito un quadratino di margarina e un pezzetto di carne....

….Al mattino ci veniva somministrato, in un bicchiere di smalto, del surrogato di caffè che io utilizzavo per lavarmi gli occhi e sciacquarmi la bocca, dal momento che in quel periodo ad Auschwitz-Birkenau, scarseggiava l’acqua.
Al pranzo veniva distribuita una zuppa grigiastra a base di rape e ortiche che consumavamo nelle nostre gamelle.
Nonostante bruciasse tremendamente la gola, riuscivamo ugualmente, per la gran fame, a ingurgitare quella brodaglia.
Un pezzo di pane, del peso di circa duecentocinquanta grammi, fatto di farina di castagne selvatiche e segatura, doveva bastarci fino al giorno dopo.
Per cena ci veniva distribuito un quadratino di margarina e un pezzetto di carne.


Dopo la Liberazione qualcuno ipotizzò, forse a torto, che quella margarina e quella carne erano state ricavate dai corpi dei compagni sterminati nel campo.
Questo tipo di alimentazione ci procurava tutta una serie di sintomi che aggravavano altre malattie quali la scabbia, il tifo petecchiale detto anche tifo epidemico, la malaria e la febbre gialla, per ricordarne solo alcune tra le più diffuse e di cui, oltre tutto, mi ammalai.
Le estreme condizioni di vita del campo di Birkenau e l’alimentazione carente, provocarono in molte di noi una forte astenia, una progressiva perdita di peso, accompagnate da dissenteria con, a volte, perdite di sangue.
A lungo andare le feci diventavano liquide, gli zigomi, le orbite e le estremità degli arti si gonfiavano per gli edemi. La sete, che non si riusciva a placare, rappresentava l’estrema conseguenza di queste condizioni: ho visto alcune mie compagne, disperate, bere la loro urina….

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