In questa puntata di “Cartoline del Territorio” vi presento qualcosa di veramente particolare che potete trovare facilmente senza dover organizzare una spedizione spaziale con Elon Musk o Richard Brenson…ovvero una camminata sul suolo lunare, o qualcosa di simile.
Partiamo dalla meta di questa camminata comodamente seduti in poltrona: Madonna del Sasso. Un comune nato dalla aggregazione di diverse frazioni tra cui Centonara, Boleto e Piana dei Monti.
Come sempre partiamo dalle emergenze culturali e paesaggistiche più famose e quindi non possiamo non citare la maestosa macina di centonara, perfettamente conservata e visitabile tutto l’anno salendo semplicemente in macchina dalla strada provinciale 46 verso l’abitato. Un cartello ci segnala la macina che sembra sia stata scolpita da un abile scalpellino mancino: davvero una rarità.

La passeggiata continua con la visita al museo degli scalpellini, dove è possibile vedere un raro documento video dove si analizzano agli inizi degli anni ’50 le varie fasi di lavorazione del granito bianco estratto dalla parete bianca e riflettente nelle belle giornate che svetta nella sua maestosità di fronte all’isola di San Giulio. Questo granito è uno dei più puri d’Europa e permette di individuare Madonna del Sasso da ogni angolatura del lago d’Orta.
Il lavoro degli scalpellini, secondo il politecnico di Torino, è stata la prima lavorazione ad avere una suddivisione ferrea dei compiti tanto che abbiamo le squadre di minatori: coloro che predisponevano le cariche esplosive di polvere nera, i tagliatori ovvero gli scalpellini addetti alla ricerca della” vena” nel granito in grado di frantumare i grandi blocchi staccati dalla montagna in altri massi più piccoli e squadrati pronti per essere elaborati nelle “sostre”, tettoie che fungevano da magazzino di stoccaggio per semilavorati, dagli scalpellini che sbozzavano e poi rifinivano l’opera da realizzare secondo commessa.
Il lavoro dello scalpellino era duro, faticoso e non si interrompeva mai…tanto che l’orario era da stella a stella!

La storia delle più importanti e brave squadre di scalpellini di Madonna del Sasso e di altre zone come Gravellona Toce si intreccia con un’opera di ingegneria ancora oggi ritenuta tra le più importanti al mondo: la diga di Assuan!

Ovviamente non ci si può dimenticare del Santuario in cima alla rupe, dall’origine incerta tra le leggende di fondazione troviamo quella della pastorella che si addormenta dimenticandosi del gregge ed al suo risveglio trova ancora tutto il bestiame tranquillo che pascola o la creazione del santuario dopo uno scampato incidente di lavoro sulla rupe. Dovete, infatti, sapere che le cariche esplosive create dai minatori erano dosate “ad occhio” tanto che alcune detonazioni erano così forti da rompere i vetri delle case di Orta San Giulio…incredibile vero? Eppure una volta suonato il corno, il segnale di imminente deflagrazione in cava, si doveva mettersi al riparo…ma non sempre le cose andavano come previsto!

Proprio le potenti cariche e le conseguenti scosse nel terreno portarono più volte i sindaci di Boleto (allora comune autonomo) ad intervenire bloccando o frenando il più possibile i lavori in cava al fine di preservare le fondamenta e la struttura del Santuario al cui interno si cela una bellissima pala d’altare, raffigurante la Pietà, realizzata da Fermo Stella.

Ora è giunto il momento, però, di scoprire perché ho dato un titolo tanto strano a questa cartolina. Cosa centra la Luna ed i cosiddetti piani della Luna?
Per svelare l’arcano dobbiamo spostarci in direzione Piana dei Monti la frazione più lontana di Madonna del Sasso, tanto che è distante solamente 2 chilometri da Cellio comune in provincia di Vercelli, mentre per i 22 abitanti della frazione raggiungere il comune di Madonna del Sasso diventa quasi una impresa: devono valicare la montagna!
In questa frazione, nella parte alta, si può ammirare un fenomeno naturale davvero particolare: lo sgretolarsi a causa delle condizioni atmosferiche ed il conseguente metamorfismo del granito che da roccia dura si trasforma in piccola “graniglia” quando si trova all’esterno della crosta terreste per molto tempo. Camminare su questo strato di granito reso quasi sabbia in una giornata di bel sole estivo sembra quasi di inoltrarsi sullo strato superficiale e pianeggiante della Luna: ecco spiegato il nome!
Ultimo aspetto che contraddistingue molti abitati nelle parti più montane del Cusio è la discesa dei lupi che destavano sempre preoccupazione negli abitanti tanto da realizzare, come è il caso della via Caresana a Boleto, una via in grado di “incanalare” l’arrivo di questi predatori posizionando poi delle tagliole per bloccarne l’avanzata, tanto è vero che prima di cambiare nome la via era definita “Lüvera” (regione dei lupi).
Di fronte ad un possibile attacco di Lupi, le comunità locali del Cusio erano soliti affidarsi a San Giulio e San Giuliano con il seguente detto:
“Sän Giuli e sän Giuliän an vardän dlä lòsna e däl trón, dij luv, dij sërpent e dl gramäs gent”
San Giulio e San Giuliano ci guardino dal fulmine e dal tuono, dai lupi, dai serpenti e dalla cattiva gente!
Anche oggi siamo arrivati a conclusione di questo viaggio. Non rimane che darci appuntamento alla prossima!
Samuel Piana – Landexplorer